Abramo è padre nella fede per tutti noi. Non è un caso che di lui si parli in occasione della festa della Sacra Famiglia, perché a lui devono guardare sia i genitori che i figli. Egli credette nella promessa che il Signore gli fece e si lasciò condurre dalla Sua mano onnipotente, senza opporre resistenza.
La sua vita fu una sintesi perfetta di ascolto ed obbedienza, di ricerca della volontà di Dio e messa in pratica di ogni parola uscita dalla Sua bocca. I momenti difficili non mancarono. Le prove furono assai numerose. Ma egli non rinnegò il Dio del Cielo e della terra, perché sapeva che chi confida in Lui non rimane deluso in eterno.
Con questa certezza lasciò la casa di suo padre, mise da parte i suoi progetti e percorse le strade che gli venivano indicate per giungere alla meta. Più avanti fu capace anche di salire sul monte per sacrificare il suo unigenito figlio, Isacco, con un coraggio che fa tremare la nostra coscienza ancora troppo lassa e che va in cerca di mille giustificazioni per non fare la volontà di Dio senza deviare né a destra né a sinistra.
Abramo è vero maestro per tutti noi. Egli ci insegna che solo se abbiamo un cuore docile e una mente semplice possiamo essere discepoli di Gesù.
Il cuore docile serve per sottomettersi al mistero. La mente semplice per obbedire alla sapienza celeste senza lasciare spazio al tornado di pensieri complicati e inopportuni che non di rado ci assalgono.
È obbligatorio rivestirsi di sana umiltà e convincersi che il cammino si deve fare giorno per giorno, passo dopo passo. Pretendere di conoscere sin da subito cosa accadrà, quali ostacoli si incontreranno e quali soluzioni vanno date ai numerosi problemi che fanno parte della nostra vita è volere scalzare Dio dal suo trono.
Lui solo è il Signore della storia. Lui ha in mano le redini delle Nazioni, lui governa il Cielo e la terra, lui è l’Onnisciente che tutto vede e tutto sa. Noi invece siamo avvolti dal limite. Limite creaturale, temporale, spaziale e sapienziale.
Pur volendo non possiamo comprendere tutto, né tanto meno possiamo trasformarci in burattinai gli uni degli altri. Siamo di natura umana e non divina. Mancano le condizioni oggettive e ontologiche per sostituirci al Creatore. Se oggi siamo qui, non possiamo essere altrove. Se facciamo una scelta non possiamo farne un’altra. La contingenza è nostra compagna di viaggio e l’eternità non appartiene alla nostra natura.
Quel che dobbiamo fare è solo partire ogni giorno senza sapere dove andremo, ricominciare daccapo, senza conoscere – se non in piccola parte – il nostro futuro.
La fede è capacità coraggiosa di affidare tutto di sé a Gesù, alla sua sapienza, al suo amore, alla sua onniscienza che vede oltre ogni limite. È altresì consegna della propria esistenza allo Spirito Santo nella serena fiducia che tale divino Condottiero ci guida alla verità tutta intera e non sbaglia mai.
Chi pretende di conoscere in un istante il mistero della propria vita o vuole sapere tutto prima di dire “sì” al Signore neanche si mette in cammino. Rimane affossato nelle sue false sicurezze, perché tali sono tutte le sicurezze umane se manca l’unica vera sicurezza: Cristo Gesù e il suo amore sapiente.
Abramo «partì senza sapere dove andava» (Eb 11,8). A lui non interessava saperlo, perché era certo che chi lo aveva chiamato lo avrebbe anche sostenuto nel cammino, illuminato nelle sue scelte, consolato nei momenti difficili, amato di amore eterno sempre e comunque.
Vivere la fede di questo grande Patriarca non è facile. Soprattutto per noi che nuotiamo nella cultura di stampo illuminista che eleva la ragione a divinità e la adora mettendo da parte l’unico Signore del Cielo e della terra. È questo il dramma dei nostri giorni: soffriamo tutti – chi più, chi meno – di delirio di onniscienza, mentre in realtà siamo avvolti da una nebbia fitta di stoltezza che mette in serio pericolo la nostra salvezza eterna.
Abramo è maestro per noi, e padre nella fede. Eppure lui non conosceva Cristo Gesù, non conosceva la Vergine Maria, non aveva la Chiesa Cattolica come Madre e Maestra. Anche dello Spirito Santo aveva una conoscenza assai vaga, sapienziale ma non dottrinale.
Se lui è riuscito a camminare nella fede senza farsi troppe domande e senza avere troppe pretese, anche noi possiamo fare lo stesso. Anzi, possiamo fare molto di più. Basta volerlo e credere in ciò che Dio ha fatto di noi, rendendoci partecipi dei frutti della Redenzione.
Mettiamoci dunque in cammino, anche noi, senza sapere dove andremo. Chi ci ha chiamato ha le idee chiare e ha a cuore la nostra vita molto più di noi. La nostra fede è la nostra vittoria. Il nostro amore per Cristo è il segreto del nostro successo.
La Vergine Maria, che ha superato all’infinto il grande Abramo, ci prenda per mano e ci dia tanta forza quando vorremmo voltare le spalle al suo Figlio Gesù.
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