Senza lo Spirito Santo non possiamo essere evangelizzatori autentici, perché la nostra parola non sarà mai Parola di Dio e perciò non convertirà nessuno né creerà la speranza nei cuori.
La comunione con e nello Spirito Santo è essenza dell’evangelizzazione. Infatti è lo Spirito Santo che rende “viva, efficace e tagliente come spada a doppio taglio la Parola di Dio che annunciamo affinché essa penetri fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, separi alla perfezione il bene e il male e muova il cuore a conversione” (cf. Eb 4,12-13).
Non siamo noi, con i nostri metodi e le nostre strategie comunicative, che possiamo fare una cosa del genere. Se così fosse, non servirebbe a nulla lo Spirito Santo che ci è stato dato in dono. Anzi, lo Spirito Santo sarebbe di fatto da noi considerato un concetto astratto, una categoria teologica, un genere letterario, ma non la terza Persona della Santissima Trinità, il Dito onnipotente di Dio, vivo e vivificante.
Ma se a nulla ci serve lo Spirito Santo, neghiamo nella sua più pura essenza la Redenzione operata da nostro Signore. La riduciamo, nelle migliori delle ipotesi, ad un fattarello che si racconta e si tramanda come una sorta di favoletta, ma che alla fine non ha alcuna incidenza nella storia, passata, presente e futura.
Ridurre lo Spirito Santo ad una categoria teologica significa in fondo rendere vana la croce di Cristo, ridurre a nulla il progetto salvifico di Dio, lasciare se stessi e l’intera umanità in una bieca solitudine mortale e condannarsi all’immanentismo più misero.
L’evangelizzatore ha una parola efficace se è lui in comunione di vita con lo Spirito Santo: con il cuore, la mente, i pensieri, i desideri, gli intenti, le finalità, lo spirito, l’anima e il corpo, tutto insomma. Solo così opera salvezza. Altrimenti fa accademia, pone al centro della scena se stesso, si pavoneggia in mezzo alle genti, ma lascia se stesso e gli altri nelle tenebre più oscure.
Bisogna che a ciascuno di noi sia chiaro, sommamente chiaro, che l’evangelizzatore è al servizio dello Spirito Santo e non deve mai, neanche per un istante, tentare di strumentalizzarlo per raggiungere i propri scopi. L’evangelizzatore deve farsi strumento dello Spirito Santo, in quella disponibilità perfetta e attuale del cuore che non oppone resistenza e dice e scrive solo ciò che Lui vuole che si dica e si scriva, così come Lui vuole che ciò sia fatto.
L’evangelizzatore è prima ascoltatore attento e poi scrivano e oratore. La Parola da dire e da vivere la deve ricevere dall’Alto, giorno per giorno, attimo dopo attimo, perché altrimenti invece di evangelizzare fa teatro, a proprio beneficio o per sollazzare le orecchie dei suoi ascoltatori.
Gli Evangelisti e gli agiografi possono farci comprendere più di tutti cosa questo significhi e ciò si evince anche in particolare dal Prologo che San Luca fa al suo Vangelo.
La loro opera non è nata dalla loro mente, dalla loro immaginazione, dalle loro proiezioni artistiche. È nata da una perfetta sinergia con lo Spirito Santo che li ha ispirati, ha guidato e illuminato la loro intelligenza, ha indicato loro in modo misterioso cosa scrivere e cosa non scrivere, come scriverlo e quali parole usare. E tutto questo ha fatto in una storia particolare, vera, concreta, reale, rendendoli partecipi della Redenzione e non annullando la sensibilità e tutto l’universo esistenziale di ogni singolo Evangelista. Da qui la perfetta collaborazione tra il Cielo e la Terra, tra Dio e l’uomo, tra Cristo e il discepolo.
Il metodo usato da Dio per “concepire e partorire” la Sacra Scrittura deve essere per noi paradigmatico. Anche noi, istante per istante, dobbiamo porre il cuore e la mente a disposizione dello Spirito Santo e lasciare che sia lui a muovere la nostra intelligenza e orientare ogni nostra scelta, piccola o grande che sia, nella storia concreta che siamo chiamati a vivere giorno per giorno. Mai fuori di essa, perché è la storia che deve essere salvata e redenta, da noi e da Dio, qui ed ora.
Accadrà così che ognuno di noi sarà un vero evangelizzatore, uno strumento perfetto nelle mani dell’Altissimo perché il mondo creda in Cristo Gesù e si salvi.
Una cosa però va compresa prima di concludere questa nostra riflessione: la nostra crescita in santità è necessaria e deve essere costante. Non basta infatti voler essere evangelizzatori, né basta essere stati battezzati o cresimati o consacrati presbiteri. Bisogna che pian piano ognuno diventi pieno di grazia e di verità, ricolmo di Spirito Santo e con un cuore puro che non oppone resistenza e si lascia muovere da Lui in ogni piccolo pensiero o sentimento.
Anche noi, come la Vergine Maria che ha dato tutta se stessa al suo Sposo celeste, dobbiamo insomma donare tutto di noi allo Spirito Santo, “rinnegando ogni giorno noi stessi e prendendo la nostra croce” per obbedire in pienezza a “qualsiasi cosa Gesù ci chiede”. Costi quel che costi.
Che la Madre nostra celeste ci prenda per mano, interceda per noi e ci ottenga la grazia di essere veri evangelizzatori per la salvezza del mondo intero.
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La parola di questa settimana è: evangelizzatori