La vita del cristiano è un cammino verso la perfezione in Cristo, Signore e Prototipo dell’umanità nuova. È questo un grande mistero che ha il suo inizio nel Battesimo e deve compiersi ogni giorno di più grazie al Sacramento dell’Eucaristia.
Pensarsi in una dimensione di staticità, è fallire la propria esistenza. Siamo infatti chiamati a divenire – ognuno secondo il particolare dono ricevuto – capolavori dello Spirito Santo, crescendo come il nostro Maestro in “sapienza, età e grazia” (cf. Lc 2,52) verso la perfetta realizzazione del progetto che Dio Padre ha su di noi, senza fermarci dinanzi alle difficoltà e senza abbandonare la via maestra che è il Vangelo.
È quanto mai opportuno convincerci che la vita è un dono dinamico ed è stata affidata alla nostra responsabilità personale. Pertanto tocca a ciascuno scegliere di intraprendere un quotidiano cammino di conformazione a Cristo crocifisso e risorto, nella consapevolezza che c’è un futuro dinanzi a noi ancora tutto da scoprire e realizzare; solo così vivremo con entusiasmo le nostre giornate, lontani da quella abitudinarietà sempre latente che ci rende apatici, insoddisfatti e annoiati.
È questa dimensione di dinamicità esistenziale che ci fa iniziare ad amare l’Eucaristia e a comprenderne la necessità. Il cammino infatti è lungo e difficile, pieno di pericoli di ogni genere che nascono dalla nostra fragile umanità e da fattori esterni a noi, primo tra tutti la tentazione che sempre ci assale. Perciò abbiamo bisogno di cibarci del Corpo e Sangue di Gesù, perché è solo così che diventeremo invincibili e capaci di non lasciarci distrarre da altri progetti che il mondo pensa per noi.
L’Eucaristia è Gesù stesso che viene in nostro aiuto, che ci soccorre nella nostra debolezza, che ci fa suoi perché noi diventiamo forti come lui nella fede, nella speranza e nella carità. Essa è il Sacramento della perfetta comunione tra l’uomo che crede in Dio e Dio che crede nell’uomo tanto da volerne fare “un altro se stesso”, pur lasciandolo nella sua umanità e creaturalità.
«Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti”» (Mc 14,22-24).
Nelle parole della consacrazione è Gesù che, mentre ci chiede di conformarci pienamente a sé, si dona a noi come Cibo di vita eterna e Bevanda di salvezza affinché ciò possa accadere. Egli sa che vivere il Vangelo è impossibile senza il sostegno della grazia che si attinge nel suo Corpo e nel suo Sangue, e per tale motivo continua ad offrirsi sull’altare per amore nostro e per la nostra salvezza.
Tuttavia un’ultima precisazione va fatta per celebrare degnamente la Solennità del Corpus Domini: mangiare l’Eucaristia è necessario, ma non è sufficiente. È necessario perché solo in Essa attingiamo la grazia che ci nutre, fortifica e santifica. Non è sufficiente perché bisogna che nel cuore ci siano le giuste disposizioni affinché in e per Essa diventiamo pienamente conformi all’immagine di Cristo Uomo nuovo.
Il pentimento è essenziale per non mangiare e bere la propria condanna (cf. 1 Cor 11,28-32). La fede è essenziale perché lo Spirito Santo possa operare efficacemente in noi.
La Vergine Maria, Donna eucaristica per eccellenza, ci ottenga un amore autentico per il suo divin Figlio e ci conceda la grazia di nutrirci dell’Eucaristia con cuore sincero e con il desiderio vivo di essere con Cristo un unico mistero di amore.
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