Anche la Cresima, come gli altri Sacramenti, in genere si amministra durante la Santa Messa. Questo perché c’è un legame inscindibile sia con la Comunità parrocchiale dei fedeli, sia con l’Eucaristia che ravviva i sette doni dello Spirito Santo perché operi in noi in pienezza. Ricevere la Cresima richiede che ci si inserisca in un cammino di fede, fatto di costante confronto e approfondimento della Parola di Dio, sorretti dalla grazia e accompagnati da tutta la Chiesa.
Il Rito propriamente detto si svolge dopo l’Omelia del Vescovo, ma sono interessanti anche altre parti dello stesso. Riflettiamo insieme sulla Presentazione dei candidati, la Colletta, la Professione di Fede, il Rito della Cresima, la Benedizione finale.
Anzitutto vi è la Presentazione dei cresimandi. Il Parroco saluta il Vescovo e successivamente chiama per nome, uno per uno, coloro che riceveranno il Sacramento della Cresima. Ciascun cresimando risponde dicendo: “Eccomi”.
Il riferimento al nome di Battesimo è molto importante. Gesù ci conosce personalmente. Sa quali sono i nostri pregi e i nostri difetti, i nostri carismi e la nostra vocazione, le nostre ansie e le nostre speranze, le nostre gioie e i nostri dolori. Dinanzi ai suoi occhi non siamo anonimi. La nostra vita è assai preziosa e Lui vuole ricolmarla di ogni grazia celeste. È nostro dovere impegnarci, accogliere Gesù come nostro Maestro e Modello perché il nostro nome sia scritto nel “Libro della vita” (cf. Ap 20). Si accoglie Gesù facendo la sua volontà, accogliendo e realizzando il progetto che Lui ha su di noi, dicendo ogni giorno il nostro “sì” a quanto lui ci chiede di fare. Ecco perché il cresimando dice “Eccomi!”. Egli si impegna a rimanere fedele per sempre a Cristo nostro Signore. È un’assunzione di responsabilità e un voler imitare la Vergine Maria che ha detto “sì” allo Spirito Santo per tutti i giorni della sua vita (cf. Lc 1,26-38).
Vi è poi la Colletta che così recita:
Concedi, Dio onnipotente e misericordioso, che lo Spirito Santo venga ad abitare in noi e ci trasformi in tempio della sua gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Durante la Santa Messa chiediamo al Padre che ci renda “casa dello Spirito Santo”, suo Tempio. Chiediamo che lo Spirito Santo viva in noi, cammini con noi, informi i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre intenzioni. Lui conosce le nostre opere e le nostre parole. Nulla è nascosto ai suoi occhi. Dobbiamo però ogni giorno tenere pulita e ordinata la casa del nostro cuore perché l’Ospite divino si trovi a suo agio e si compiaccia di noi. È necessario allora curare la nostra vita spirituale. Confessarsi per chiedere perdono ed eliminare ogni traccia di peccato; pregare con fede perché la tentazione non ci vinca; entrare in contatto con la Sacra Scrittura per correggere le storture dei pensieri; cibarsi del Corpo e Sangue di Cristo ogni Domenica. Siamo chiamati ad essere “Tempio della gloria di Dio”, cioè immagine viva del suo amore nel mondo. La gloria è luce. Il cresimato deve essere luce riflessa di Cristo perché chi è nelle tenebre, incontrandolo, diventi anche lui luce di verità. È una grande missione, perché è la missione di chi deve essere portatore della luce di Cristo nel mondo: “Voi siete la luce del mondo, voi siete il sale della terra…risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,13-16). La salvezza del mondo è affidata al cristiano e al suo buon cuore.
Momento importante è anche la Professione di fede, il Credo, che è fatta nella forma battesimale cioè con le domande: Rinunciate a Satana? E a tutte le sue opere? E a tutte le sue seduzioni? E poi: Credete in Dio Padre…Credete in Gesù Cristo…Credete nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e che oggi, per mezzo del Sacramento della Confermazione, è in modo speciale a voi conferito, come già gli Apostoli nel giorno di Pentecoste? E infine: Credete nella santa Chiesa cattolica…?
Anzitutto notiamo che la vita cristiana è fatta di due azioni fondamentali o atteggiamenti del cuore: la rinuncia a Satana, principe di questo mondo; la fede in Dio Trinità e nella sua Chiesa.
Non possiamo essere discepoli di Gesù se non rompiamo definitivamente, con volontà ferma, con le situazioni di peccato. Non possiamo servire due padroni. Il nostro cuore non può essere diviso. Non esistono due amori. Ecco perché dobbiamo ingaggiare una lotta dura contro il peccato, ogni giorno, senza stancarci. Dice San Paolo: “Detestate il male, attaccatevi al bene” (Rm 12,9). Satana vuole la nostra rovina, nel tempo e nell’eternità. Non possiamo cedere alle sue lusinghe. Non dobbiamo lasciarci ingannare. Eva è caduta in trappola, ha trascinato con sé Adamo ed è stata la rovina dell’umanità. Imitiamo allora Gesù, che nel deserto e sino alla fine della sua vita ha vinto il male, lo ha detestato, rifiutato, allontanato. Ad esempio, fuggire le occasioni prossime di peccato, evitare ambienti e compagnie non sane, è quanto mai necessario per essere discepoli di Gesù. Il peccato è la rovina dell’uomo, sempre e comunque.
Dire di no al male non basta. Bisogna poi crescere ogni giorno come Gesù “in sapienza, età e grazia” (Lc 2,52). Gesù ci ha insegnato che dobbiamo sviluppare al sommo i doni di grazia che lo Spirito Santo ha fatto a ciascuno di noi. Si cresce nelle virtù: Fede, Speranza, Carità, Prudenza, Fortezza, Giustizia, Temperanza. Si cresce nell’obbedienza alla volontà di Dio. Si cresce sviluppando e mettendo a frutti i carismi ricevuti. È un lavoro spirituale diuturno. È un dovere legato alla nostra vocazione. Guai a chi si sente arrivato, sazio, perfetto nell’amore.
Vi è poi la preghiera del Vescovo sui cresimandi e l’imposizione delle mani.
Il gesto dell’imposizione delle mani è propriamente sacerdotale. In quel momento lo Spirito Santo viene effuso. La stessa cosa accade ad esempio nella Confessione, nella Preghiera di consacrazione dell’Eucaristia, nell’Unzione dei malati. Gesù ha conferito ai suoi ministri questo potere e soltanto a loro. È un grande mistero che va creduto, accolto, adorato. Il Sacerdote è uomo particolare che il Signore ha scelto per una missione di salvezza sublime. Lo Spirito Santo, nella Cresima, è dato dall’Apostolo, il Vescovo. A lui deve andare la nostra obbedienza filiale e il nostro rispetto. Nella preghiera di invocazione il Vescovo invita l’Assemblea a pregare insieme con lui e chiede che il Signore “effonda lo Spirito Santo sui cresimandi, li confermi con la ricchezza dei suoi doni e con l’unzione crismale le renda pienamente conformi a Cristo, suo unico Figlio”. Come abbiamo già avuto modo di dire, si ricevono i sette doni dello Spirito Santo: Intelletto, Scienza, Sapienza, Consiglio, Fortezza, Pietà e Timore del Signore.
Si riceve poi l’unzione sulla fronte con il sacro Crisma. Il cresimando, accompagnato dal Padrino o Madrina, dinanzi al Vescovo pronuncia il suo nome e il Vescovo dice: “N. , ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”. E il cresimato risponde: “Amen”. Il Vescovo prosegue dicendo: “La pace sia con te”. E il cresimato risponde: “E con il tuo spirito”.
L’unzione richiama la parola Cristo che significa “Unto”. Gesù è il Messia su cui è disceso lo Spirito Santo per renderlo atto al compimento della sua missione salvifica. Così il cresimato è unto di Spirito Santo per continuare la missione di Gesù nel mondo, con la sua stessa fede e il suo stesso amore. Da qui l’espressione: “pienamente conformi a Cristo”. Il cresimato è chiamato a diventare ogni giorno di più conforme a Gesù nei pensieri, nei desideri, nelle parole, nelle opere, negli atteggiamenti. Con Lui deve diventare un unico mistero di amore crocifisso. È lo Spirito Santo che compie quest’opera. Lo dobbiamo però invocare con fede e lasciarci muovere da Lui senza opporre resistenza.
La pace è il dono di Cristo per eccellenza. È lo Spirito Santo che la infonde in noi, perché crea in noi un cuore nuovo e sana la nostra natura dalle ferite del peccato. Divenuti amici di Dio, e ricolmati dei suoi doni, viviamo con cuore libero nella verità e la nostra vita raggiunge la sua pienezza. Nessuno può donarci la pace vera se non Cristo, perché Cristo estirpa il male alla sua radice. La pace inoltre dobbiamo portarla nel mondo, offrendo a tutti il Vangelo, Parola che salva e redime. Solo facendo sì che l’altro accolga Cristo e si lasci rigenerare dallo Spirito Santo noi gli doniamo la pace. Non ci sono altre vie.
La Santa Messa si conclude con la benedizione finale. È una benedizione trinitaria. Quattro espressioni sono interessanti: “vi custodisca nel suo paterno amore”; “vi confermi nella professione della vera fede”; vi raccolga nell’unità della famiglia di Dio”; “attraverso le prove della vita vi conduca alla gioia del suo regno”.
Il Vescovo chiede al Padre che custodisca nell’amore i cresimati. Il mondo è pieno di insidie e da soli siamo destinati a perire sotto i pesanti colpi del nemico. Anche nel “Padre nostro” chiediamo questa grazia. A Gesù Cristo il Vescovo chiede che confermi nella professione di fede i cresimati. È il dono della perseveranza. Non basta iniziare, bisogna portare a compimento l’opera. Gesù è Maestro in tal senso: il suo sì è dall’inizio alla fine, nella gioia e nel dolore fino alla morte e alla morte di croce (cf. Fil 2,5-11). Allo Spirito Santo il Vescovo chiede che faccia dei cresimandi “un cuor solo e un’anima sola” e li inserisca nella vita della Chiesa. La comunione è infatti la forza della missione e al tempo stesso arma potente contro il male, in quanto nella comunione vicendevole ci si sostiene a vicenda. Da soli si è fragili, uniti in Cristo si diventa invincibili.
Tratto dal libro: L. Bellantoni, In sapienza, età e grazia. Itinerario per una crescita armoniosa in santità, Amazon 2018.