La Parola di Gesù è vera. Essa non inganna l’uomo. È luce di sapienza celeste che illumina il cammino della vita e svela il senso dell’esistenza umana e della storia.
La Parola di Gesù è dono di inestimabile valore che va accolto con riconoscenza e grande umiltà, nella consapevolezza che è a partire da essa che le tenebre che ci avvolgono si diradano. Quanto dice la Scrittura vale per noi se abbiamo fede, se cioè la Parola di Dio diventa il criterio di discernimento del nostro cuore:
«Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta» (cf. Mt 4,12-17).
Se vogliamo avere stabilità esistenziale, se vogliamo non correre il rischio di sciupare la nostra vita rincorrendo il nulla, se vogliamo che il male non ci conquisti con i suoi inganni e le sue parole false, dobbiamo necessariamente edificare la nostra casa sulla roccia del Vangelo (cf. Mt 7,24-27); giorno per giorno, con costanza, spirito di sacrificio, grande fede e pregando senza mai stancarci. Nella Parola di Dio è la nostra salvezza. Fuori di essa è la nostra morte e perdizione.
Ascoltando il Vangelo di questa Domenica – che conclude il capitolo sesto del Vangelo secondo Giovanni che ci ha accompagnato per diverse settimane – c’è da chiedersi dunque: perché, allora, l’uomo preferisce altre parole che non salvano e non danno felicità? Perché dinanzi alla sapienza di Cristo e al suo amore ci si chiude e ci si tira indietro?
La risposta è una sola: il cuore dell’uomo è un abisso. In esso possono mettere radici parole bugiarde e convinzioni diaboliche. E così, purtroppo, si finisce per preferire il fango all’oro, le tenebre alla luce, l’istante fugace all’eternità che rimane per sempre:
«Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” […] Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”» (cf. Gv 6-59-69).
Gesù ha svelato a Nicodemo la ragione del rifiuto del Vangelo e la rivela anche a noi affinché non ci facciamo illusioni:
«…La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (cf. Gv 3,19-21).
La causa del rifiuto di Cristo e della sua Parola è nel cuore dell’uomo che va cercata e non al di fuori di esso. Un cuore sano sceglie di seguire Gesù. Un cuore malato sceglie di rinnegarlo. Non sono i tempi che sono cambiati né i fattori esterni che costringono all’idolatria. Queste sono argomentazioni fallaci che vogliono solo giustificare l’ingiustificabile. È l’uomo che personalmente decide di rinnegare il suo Signore, perché preferisce sguazzare nell’immoralità, assaporare il peccato, consegnarsi al male. Cade dalla fede e imbocca la via della perdizione. Si lascia confondere e affoga nel mare della più grigia delle stoltezze.
Tutto nasce dal cuore, ed è per questo che sul cuore dobbiamo vigilare. Piccoli e grandi, personalmente, senza demandare ad altri questo compito essenziale. Noi siamo i primi custodi del nostro cuore. Gli altri ci possono aiutare, ma non si possono sostituire a noi. Gesù stesso ci può aiutare, ma neanche lui si può sostituire a noi, nonostante la sua onnipotenza.
Se il male ci vince, se decidiamo di tirarci indietro perché il Vangelo è “duro da digerire”, non possiamo prendercela con nessuno. Dobbiamo fare il “mea culpa”, farci un esame di coscienza, rivestirci di santa umiltà, ricominciare daccapo, finché siamo in tempo.
Noi infatti, come i Giudei del Vangelo, se vogliamo, possiamo vedere con i nostri occhi le infinite moltiplicazioni dei pani che Gesù fa, le numerose grazie che egli elargisce a noi e a tanti altri, se crediamo.
E dinanzi alla sua misericordia che ci cerca per salvarci, insieme a Pietro, non possiamo che dire:
«Signore, abbi pietà di me! Tu solo hai parole di vita eterna! Tu solo sei il Salvatore del mondo! Se fino ad oggi sono stato cieco e testardo, perdonami! Voglio ricominciare daccapo. Aiutami con la tua grazia e vieni in soccorso della mia fragilità. Da parte mia ti prometto che mi impegnerò ad amarti, ad ascoltare la tua voce, a dire a te il mio “sì” generoso e incondizionato, a mettere da parte tutte le parole che vorrebbero allontanarmi da Te. Signore, aiutami e abbi pietà di me! Distruggi il mio peccato con l’onnipotenza della tua grazia!».
La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, aumenti la nostra fede e faccia sì che ognuno di noi creda in ogni parola che esce dalla bocca del suo Figlio Gesù.
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