Comunitarium 2018 - Omelia della Santa Messa

Vibo Valentia 1.3.2018 – Parrocchia di Santa Maria Maggiore e San Leoluca

Carissimi fratelli e sorelle, chi mi conosce sa che non è mia abitudine leggere quando faccio l’omelia, tuttavia ritengo opportuno farlo questa sera perché, essendo questa un’occasione storica, è giusto che le mie parole possano essere conservate come un ricordo, nell’archivio di questa giornata tanto significativa.

Anzitutto mi preme ringraziare di vero cuore, a nome mio personale e anche a nome delle Parrocchie del Comune di Jonadi – S. Maria Maggiore in Jonadi, SS. Rosario in Nao e Gesù Salvatore in Vena di Jonadi – don Antonio Purita e don Maurizio Macrì, insieme a tutta la Parrocchia di Santa Maria Maggiore e San Leoluca, che ci hanno invitato in questa occasione tanto particolare. Ringrazio ciascuno di voi, uno per uno, per la vostra presenza e la calorosa accoglienza che ci avete riservato. Il Signore ve ne renda merito.

Un saluto affettuoso a don Roberto Carnovale, Parroco di Vena di Jonadi, e a don Gaetano Currà, che è Sacerdote jonadese per eccellenza in quanto nativo e ivi residente.

Saluto i Sindaci di Vibo Valentia e di Jonadi – Dott. Elio Costa e Ing. Antonio Arena – insieme alle Amministrazioni comunali che rappresentano.

Ringrazio di vero cuore tutti coloro che a diverso titolo si sono impegnati per la riuscita di questo evento e che hanno lavorato nel nascondimento: la Proloco di Jonadi con il suo presidente Enzo Pesce, l’Associazione Liberamente di Nao con il suo presidente Lino Signoretta, le Congreghe di Jonadi e di Nao, le Catechiste, i ragazzi del coro e tanti altri. Grazie infinite per quello che avete fatto e farete ancora.

È bello ritrovarsi questa sera, riuniti attorno allo stesso altare, per elevare il nostro spirito al Dio Altissimo che nella sua misericordia non fa mancare mai nella sua Chiesa i Santi, amici preziosi e intercessori potenti per noi, che siamo in cammino verso la Patria Beata.

Ci tengo a dire che è per me un onore e una gioia celebrare in questa Chiesa a cui sono affezionato poiché in essa sono stato battezzato e cresimato, ho servito Messa più volte da seminarista, e ho celebrato anche la mia prima Messa da Sacerdote, 15 anni fa. In questa occasione particolare è giusto che eleviamo insieme preghiere di suffragio per Mons. Onofrio Brindisi, che è stato il mio Parroco praticamente da quando sono nato, infatti è stato lui a battezzarmi, e che, come sapete, ha ideato il “Comunitarium” che sta portando tanti frutti di comunione. Lo affidiamo alla misericordia di Dio e chiediamo per lui il dono della vita eterna.

Un pensiero ora di riflessione alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato.

Notate come il Vangelo di oggi pone in evidenza il legame strutturale tra l’amore verso Dio e l’amore verso i fratelli, cioè verso l’umanità intera. Questi due amori non sono separabili. L’uno dona verità e forza all’altro, in una sublime sinergia che ciascuno di noi deve alimentare e implementare, vivendo la propria particolare vocazione.

Il Signore va amato con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze. A lui non possiamo dare le briciole della nostra esistenza. Dobbiamo dargli tutta la nostra vita, senza dubitare mai del suo amore, e con la sicura certezza che lui non ci inganna e mai ci ingannerà. Gesù è il nostro Redentore che è morto sulla croce nella grande sofferenza per lavare i nostri peccati con il suo sangue e liberarci dalla morte eterna. Sulla certezza che Gesù ci ama dobbiamo fondare la nostra vita, senza cedere alle lusinghe di chi, oggi più che mai, vorrebbe farci pensare che Lui sia un’invenzione della Chiesa o un personaggio da riporre negli scaffali di una libreria ricoperta di polvere perché tanto Gesù oggi non serve, è passato di moda.

Carissimi, è bene che lo diciamo con tutta franchezza: Cristo è la nostra Pace, la nostra Speranza, la nostra Verità, la Ragione unica per cui vale la pena vivere. I Santi ce lo hanno insegnato, avendo preferito la luce alle tenebre, la persecuzione per la fede alla gloria umana, l’obbedienza al Dio Altissimo piuttosto che agli uomini.

Amare Gesù, significa però aiutare Gesù. Noi abbiamo bisogno di lui, ma lui ha bisogno di noi. Gesù desidera ardentemente che ogni uomo si salvi, che nessuno sprofondi nelle tenebre dell’Inferno, che il peccatore si converta e viva. Ma perché ciò accada il Figlio dell’Altissimo ha bisogno delle nostre mani, dei nostri piedi, della nostra bocca, del nostro sorriso, della nostra umanità, per quanto fragile e spesso peccatrice. Gesù  ha bisogno del nostro cuore, del cuore di ciascuno di voi, affinché attraverso il nostro cuore possa continuare ad amare l’umanità e a morire per essa, perché si converta e viva.

L’amore verso Dio è amore che diventa carità crocifissa verso i fratelli, capace di perdonare fino a settanta volte sette, capace di non covare neanche per un istante odio verso chi ci fa soffrire, capace di tenerezza, bontà, mansuetudine, magnanimità, sopportazione, annuncio sapiente del Vangelo nel mondo.

San Leoluca non è stato forse uno strumento dell’amore di Dio verso coloro che gli sono stati affidati? Lui si è preso a cuore la loro salvezza e ha fatto quanto poteva perché si lasciassero conquistare da Cristo, Maestro e Redentore dell’uomo. Ha insegnato loro che la contemplazione del volto di Cristo è il segreto per non abbattersi mai e per vivere fino in fondo il mistero di amore che il Padre celeste ha scritto per noi. Un mistero a volte incomprensibile, ma che va adorato perché nasce ogni giorno nel cuore del Padre nostro celeste che ci ama di amore eterno. Così noi, carissimi fratelli e sorelle, come San Leoluca, dobbiamo sapere, e mai dimenticare, che sono tanti coloro che ci sono stati affidati da Dio.

Ognuno di noi si deve sentire responsabile della salvezza di coloro che gli stanno accanto. Anzi, dobbiamo sentirci responsabili della salvezza dell’umanità intera. Una nostra parola, può generare vita ed essere balsamo di consolazione e speranza. Una nostra parola, può generare morte e distruzione. Tutto dipende dalle nostre scelte, che sono nostre e di nessun altro. Possiamo decidere di imitare i Santi e divenire strumenti di Cristo Signore, oppure possiamo voltare le spalle a Gesù, come ha fatto il giovane ricco che si è lasciato soffocare e incarcerare dalle ricchezze di questo mondo, dalla gloria umana, dalla ricerca dell’effimero. Costui non ebbe il coraggio di servire il Signore con tutta l’anima, con tutto il cuore e con tutte le forze. Pur avendo iniziato bene il suo cammino, finì per preferire le tenebre alla luce e divenne scuro in volto, triste, inquieto, incapace di amare.

Carissimi, è grande la nostra vocazione di cristiani! Il Signore ci ha scelti perché vuole che attraverso di noi si spanda ovunque il profumo soave della sua misericordia. Noi dobbiamo essere come le viole che mostrano in semplicità a chiunque le guarda la bellezza che Dio ha disegnato in loro e se è necessario si lasciano calpestare purché il profumo di Cristo raggiunga ogni cuore e lo converta, lo guarisca dall’odio, lo renda cuore crocifisso e squarciato per amore.

Una tale vocazione è sublime, inimmaginabile da mente umana. Tuttavia tale vocazione non può essere vissuta con le nostre forze. Neanche la buona volontà è sufficiente. Da soli non ce la facciamo perché siamo fragili, imperfetti, assai vulnerabili, sempre pronti a cadere in tentazione. Tutti, piccoli e grandi, Sacerdoti e laici, abbiamo bisogno della grazia di Dio che ci deve avvolgere come in un manto tanto da trasfigurare il nostro cuore, la nostra anima, il nostro stesso corpo.

Oggi viviamo in una società che ha smarrito la fede nella grazia di Dio. Siamo in una sorta di neopelagianesimo dilagante. Per intenderci, Pelagio era un eretico dei primi secoli della Chiesa che diceva che non serve il Battesimo, né la Cresima, né l’Eucaristia e gli altri Sacramenti perché all’uomo bastano le sue forze. E uno dei suoi più acerrimi nemici fu Sant’Agostino, che vedete qui in questa Chiesa raffigurato con un martello in mano perché, proprio Sant’Agostino, era chiamato “il Martello degli eretici”. Anche noi dovremmo essere come lui oggi, coraggiosi e sapienti annunciatori del Vangelo. L’uomo contemporaneo, infatti, si lascia vincere dalla superbia e pensa di poter fare tutto da solo, di poter fare a  meno di Cristo e della Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Ma questa è stoltezza che non porta lontano. I Santi ci hanno insegnato che dobbiamo lasciarci plasmare ogni giorno dallo Spirito Santo, senza opporre resistenza come ha fatto la Vergine Maria ed invocando fiduciosi nostro Signore perché abbia pietà di noi e venga in nostro aiuto.

La grazia di Dio è necessaria. Nessuno ne può fare a meno, perché solo la grazia di Dio guarisce la nostra natura infettata dal virus letale del peccato e intessuta di fragilità.

Concludendo allora questa mia riflessione, dico a tutti voi di aprirvi nella fede all’azione dello Spirito Santo. Dico a tutti voi di amare la Chiesa che è la sola che può donarvi la grazia sacramentale, il perdono dei peccati, l’Eucaristia, il Corpo e il Sangue di Cristo, nostra vita e resurrezione. Amate la Chiesa e inseritevi attivamente nelle vostre Parrocchie, mettendo a frutto i vostri carismi e aiutando i Parroci nel loro compito tanto delicato e difficile. Se ognuno di noi consegnerà il proprio cuore a Cristo, insieme, cambieremo le sorti della storia, oggi tanto tormentata e spesso paradossale. In particolare dico ai giovani di non scoraggiarsi mai. Non temete di dare a Gesù il vostro tempo, il vostro cuore, tutta la vostra vita. Lui vi benedirà e aprirà per voi le acque del Mar Rosso affinché possiate sempre attraversarle ed essere liberati dai faraoni moderni che sono tanti e molto agguerriti. Con la vostra fede e il vostro amore, Cristo trionferà e la luce diraderà le tenebre.

La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, a cui sono intitolate le nostre Parrocchie, ci prenda per mano e ci sostenga nella nostra missione, affinché ciascuno di noi sia strumento di salvezza per l’umanità intera e spanda ovunque il dolce profumo della conoscenza di Cristo. E così sia.

Sac. Lucio Bellantoni