Non di rado, quando pensiamo alla Vergine Maria, rischiamo di commettere un grave errore e cioè di credere che Ella sia stata come “costretta” a fare la volontà di Dio in quanto prescelta sin dall’eternità a diventare la Madre di Gesù. La pensiamo, in qualche modo, predeterminata in tutto il suo agire, senza volontà e senza capacità di scelta.
Un ragionamento del genere è però assai fuorviante e non ci fa cogliere la grandezza della Fanciulla di Nazareth che è stata capace, in ogni istante della sua vita, di consegnarsi volontariamente e liberamente allo Spirito Santo, suo mistico Sposo.
Se vogliamo onorare Colei che è nostra Madre e Regina, sempre dobbiamo tenere presente – e dobbiamo anche gridarlo dai tetti, dai pulpiti e dalle Cattedre delle Università di Teologia – che Maria Santissima ha accettato con consapevolezza piena le gioie e i dolori legati alla sua altissima vocazione, tanto particolare e importante nella storia della salvezza.
Maria non era una sprovveduta né una marionetta nelle mani del suo Creatore. Ha partecipato da vera protagonista all’opera salvifica, con intelligenza, razionalità, grandissima capacità di contemplazione del mistero di Cristo e della storia, coscienza retta e cuore totalmente consegnato al suo Signore.
L’”Eccomi” che ha pronunciato a Nazareth e fino alla fine dei suoi giorni (cf. Lc 1,38) è stato pronunciato per volontà e non per costrizione, con sapienza e non con superficialità, con amore e non “tanto per”. Maria è la Donna dalla fede perfetta che ha «ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (cf. Lc 1,42-45). E prima di definire se stessa “la serva dell’Onnipotente” ha dialogato con l’Arcangelo Gabriele e da lui ha ricevuto la luce necessaria per venire a conoscenza di ciò che sarebbe accaduto.
Dire o pensare che la Vergine Maria è stata esentata dalle dinamiche esistenziali tanto difficili da gestire di cui tutti facciamo esperienza, è svilire la sua santità eccelsa. È offendere il suo cuore e la sua intelligenza. È non comprendere che anche Lei ha conosciuto la sofferenza di “prendere ogni giorno la propria croce per seguire il Cristo” e obbedire in tutto alla volontà di Dio, “qualsiasi cosa Egli chieda di fare”.
Sempre dobbiamo pensare alla Vergine Maria come la Donna vera, munita cioè di una natura umana in tutto simile alla nostra, seppure vittoriosa sul peccato dall’inizio fino alla fine dei suoi giorni. Anche Maria soffriva, piangeva, gioiva come accade a noi. E questo perché non era un robot o una creatura senza mente o senza cuore. Lo testimoniano i passi del Vangelo che narrano la sua vita terrena. La gioia del Magnificat, l’angoscia di non trovare per tre giorni il suo Figlio dodicenne che era rimasto nel tempio di Gerusalemme, il dolore indicibile di vedere Gesù crocifisso e agonizzante, beffeggiato da gente iniqua e rifiutato come fosse un malfattore.
Maria ha abitato una natura umana fragile e vulnerabile, ma con la sua fede invincibile e il suo amore inesauribile l’ha sempre custodita nella purezza e l’ha portata al sommo della perfezione.
Il segreto della Vergine Santa è stato uno solo, e anche noi dovremmo farlo nostro: Ella ha collaborato fedelmente e pienamente con lo Spirito Santo, con la grazia di Dio che è stata riversata su di Lei e l’ha ricolmata sin dal primo istante del suo concepimento.
È qui la differenza tra noi e la Benedetta tra tutte le donne, purtroppo: Ella ha lasciato agire in Lei lo Spirito Santo senza opporre alcuna resistenza. Noi, invece, siamo riluttanti, refrattari, indecisi, appesantiti da molti pensieri, chiusi nei nostri ragionamenti tortuosi, ottenebrati dalla stoltezza, succubi di molti peccati. E questo per colpa nostra.
Il segreto di Maria Santissima è uno solo: Ella si è fidata ciecamente del suo Signore e a Lui ha consegnato anima e corpo, cuore e spirito, mente e volontà, presente, passato e futuro. Non ha aggiunto né tolto nulla a ciò che le è stato chiesto. Si è lasciata plasmare dal Dito onnipotente di Dio, senza paura e senza alcuna esitazione.
Non sviliamo la grandezza di Colei che è la Regina del Cielo e della Terra! Non pensiamo che il suo cammino sia stato facile, mentre il nostro è difficile! Non lasciamoci prendere da quello sconforto subdolo che nasce dal credere che siamo destinati ad essere peccatori incalliti, perché per noi la grazia non ha la stessa efficacia che ha avuto in Maria e in Gesù!
Piuttosto facciamo nostre le parole dell’Apostolo Paolo e su di esse fondiamo la nostra vita, la nostra battaglia contro il serpente antico che vuole inoculare in noi il veleno dello scoraggiamento: «Tutto posso in Colui che mi dà la forza» (Fil 4,13).
Nel mese di Maggio iniziamo tutti a pensare la nostra vita in modo nuovo, volgendo lo sguardo alla Vergine Maria, contemplandone la grandezza meravigliosa, il coraggio, la fede e l’amore. Decidiamo, nel profondo del nostro cuore, di collaborare con lo Spirito Santo e con la grazia di Dio, senza trovare scuse per non continuare a non farlo come dovremmo.
Se veramente la nostra volontà opererà in perfetta sinergia con l’onnipotenza divina che riceviamo nei Sacramenti, e in particolare nell’Eucaristia, allora il male non trionferà su di noi. Allora anche noi, giorno dopo giorno, ci lasceremo plasmare ad immagine di Cristo Gesù e riusciremo a portare la nostra umanità in quella perfezione a cui tutti siamo chiamati e che è in fondo la santità.
Una delle preghiere post Communio, che si recita nelle Sante Messe dedicate a Maria Santissima, sintetizza in modo chiaro quanto detto. Possiamo farla nostra e recitarla almeno ogni tanto con semplicità e grande fede: Nutriti dai sacramenti del cielo, o Signore, invochiamo la tua misericordia: a noi che ci rallegriamo nel gioioso ricordo della beata Vergine Maria concedi che, imitando il suo esempio, collaboriamo fedelmente al mistero della redenzione.
La Vergine Maria ci prenda per mano e interceda per noi. Ci convinca che anche in noi il Signore può fare grandi cose e ci sostenga nei momenti di tentazione affinché mai ci accontentiamo di una vita cristiana mediocre e soffocata da un pensiero teologico che non crede nella grazia di Dio e giustifica il peccato, elevandolo a legge di vita.