Il dono del Consiglio – XXVIII Ord (C)

Il dono del Consiglio – XXVIII Ord (C)

La nostra parola può salvare chi abbiamo dinanzi o condurlo a perdizione. Può essere balsamo di vita o veleno di morte. Può illuminare oppure oscurare una coscienza. Può edificare il Regno di Dio o distruggerlo.

È per questa ragione che è quanto mai necessario vigilare sul proprio cuore e sulla propria lingua, secondo i numerosi insegnamenti che troviamo disseminati nella Sacra Scrittura. Così ad esempio il libro dei Proverbi afferma che: «Una parola buona è un albero di vita, quella malevola è una ferita al cuore» (Pr 15,4) e che: «Le labbra dei saggi diffondono la scienza, non così il cuore degli stolti» (Pr 15,7). Come anche è vero che: «Una risposta gentile calma la collera, una parola pungente eccita l’ira» (Pr 15,1).

Vigilare significa custodirsi in grazia di Dio, lontani dal male, e sforzarsi giorno per giorno di crescere in sapienza attraverso un confronto quotidiano con il Vangelo e con quanti lo conoscono secondo verità. Il nostro cuore infatti è simile ad una spugna che possiamo immergere in una bacinella contenente acqua limpida oppure in una pozzanghera di acqua putrida. Esso si impregna di ciò di cui noi lo nutriamo. Le conseguenze sulla nostra esistenza sono però assai diverse, poiché essa, sulla base delle nostre scelte, diventa un capolavoro dello Spirito Santo oppure un capolavoro del principe delle tenebre.

Su questo argomento ci sarebbe tanto da dire. Basterebbe pensare a quanto influiscano sul nostro modo di essere e di pensare le buone o cattive compagnie e in particolare, ai nostri giorni, al mondo del Web che è per piccoli e grandi l’habitat primario in cui si vive e che purtroppo diventa spesso veicolo di pensieri stolti e assai pericolosi.

È noto infatti che non solo gli adolescenti, ma anche gli adulti, hanno come loro consiglieri molti falsi profeti che si sono costruiti le loro cattedre mediatiche utilizzando ad arte internet, e questo comporta che si acquisisca non si rado una visione del mondo distorta, che nulla ha a che fare con il Vangelo. 

In questo contesto possiamo comprendere quanto sia delicata e importante la missione di ogni cristiano, chiamato ad essere consigliere saggio per tutti coloro che in un modo o in un altro entrano in contatto con lui. Il cristiano, se vuole essere vero discepolo e testimone di Gesù, non può pensare né parlare come il mondo. La sua saggezza deve contraddistinguerlo non solo nelle grandi occasioni, ma anche nella quotidianità più feriale e invisibile. Per tale motivo ha bisogno del dono del Consiglio che viene dallo Spirito Santo e che attinge nella Sacra Scrittura e nella fede della Chiesa la sua perenne verità.

Un genitore, ad esempio, deve essere saggio consigliere per i propri figli. Così come un insegnante per i suoi alunni. Un catechista per i suoi discepoli. Un Sacerdote per i fedeli che il Signore gli affida.

La parola del cristiano deve sgorgare dal cuore di Cristo prima che dal suo cuore, perché Cristo Maestro possa condurre sulla via della vita ogni uomo, ogni bambino, ogni adolescente, ogni giovane. Se comprendessimo quanto è prezioso il dono del Consiglio! Se comprendessimo quanto la parola che diciamo è gravida di conseguenze benefiche o malefiche! Se credessimo veramente nella necessità di vivere le nostre relazioni interpersonali in una prospettiva di fede! In poco tempo tante cose cambierebbero in meglio e la nostra luce diraderebbe le tenebre che avvolgono molti popoli.

L’episodio di Naaman il Siro è un esempio mirabile di quanto tutto ciò sia vero. Quest’uomo prode, ministro del re di Aram, è stato guarito dalla lebbra anche per la parola detta prima da una serva della moglie e poi dai suoi servi, che lo convinsero ad ascoltare la parola del profeta Eliseo, invece di incaponirsi e di pensare di essere stato umiliato da lui. La sua storia è riportata nel secondo Libro dei Re, al capitolo quinto (cf. 2 Re 5).

Se la serva non avesse donato il giusto consiglio, Naaman non avrebbe mai incontrato Eliseo. Se i servi avessero incrementato la sua ira e il suo sdegno, Naaman sarebbe rimasto lebbroso per sempre.

Così è per ciascuno di noi. Di lebbrosi ne incontriamo tanti, spiritualmente parlando, e probabilmente lo siamo anche noi. E se abbiamo una parola sapiente, se siamo in ogni istante capaci di consigliare secondo la volontà di Dio quanti abbiamo dinanzi, possiamo veramente essere strumenti di salvezza. Nelle piccole e nelle grandi occasioni che via via si presentano nel nostro cammino.

Chiediamo dunque allo Spirito Santo il dono del Consiglio. Ravviviamolo con una preghiera intensa, poiché lo abbiamo ricevuto con il Sacramento della Cresima. Crediamo con forza che la nostra parola può illuminare, esortare, guarire, consolare e persino convertire i cuori.

Ma sforziamoci anche di ascoltare lo Spirito Santo che parla a noi in diversi modi e in diversi tempi, perché chi sa ascoltare cresce in sapienza e chi accetta la correzione si purifica dalle sue imperfezioni – che tutti abbiamo. Ringraziamo il Signore quando scuote la nostra coscienza per farci comprendere che è ancora lungo il cammino della nostra santificazione e che sono tanti i modi di pensare e gli atteggiamenti nella nostra vita non conformi alla sua volontà.

Interceda per noi la Vergine Maria e ci ottenga al più presto la grazia di diventare saggi nell’ascoltare e nel parlare.

 

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