Conoscere la volontà di Dio è assai importante per noi, poiché solo in essa abbiamo vita e salvezza.
Se la osserviamo, realizziamo la nostra esistenza. Se la trasgrediamo, consumiamo i nostri giorni nella vanità, diventiamo strumenti di sofferenza e di morte gli uni per gli altri, diamo in pasto agli avvoltoi di Satana le nostre anime e i nostri corpi.
Possiamo crederci o meno, ma la storia attesta quanto sia vera la parola di Gesù: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano» (Gv 15,5-6).
Si rimane in Cristo nella misura in cui si fa la sua volontà, si prende ogni giorno la propria croce e senza lasciarsi condizionare da niente e da nessuno si segue Lui, mossi dallo Spirito Santo, fino alla fine dei propri giorni (cf. Vangelo di questa Domenica: Lc 14,25-33).
Sorge però una domanda che spesso ci assilla: è sempre possibile conoscere la volontà di Dio in pienezza? Possiamo cioè sapere in ogni istante cosa il Signore vuole da noi? Oppure siamo costretti a volte a camminare a tentoni, a procedere per tentativi?
Il libro della Sapienza – nel passo che ascolteremo Domenica durante la Santa Messa – ci viene incontro e risponde a questo interrogativo con estrema chiarezza:
«Quale uomo può conoscere il volere di Dio? […] A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito? Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza» (Sap 9,13-18).
È vero, “i nostri ragionamenti sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni”. Tuttavia non siamo lasciati soli a noi stessi, perché il Padre celeste ci viene incontro, dona la sapienza a quanti – come Salomone – gliela chiedono con cuore sincero e invia su di essi il suo Santo Spirito. Nella sua onniscienza, ci ha donato il suo Figlio quale Maestro e Redentore, la Sacra Scrittura e la Chiesa a cui affida i suoi figli affinché non si smarriscano nel cammino della vita.
Questa sua lungimiranza, questa sua grande misericordia, riempiono il nostro cuore di grande pace, perché sappiamo che la salvezza è a portata di mano. Se vogliamo, possiamo sempre conoscere la volontà di Dio, e poi camminare sui suoi giusti sentieri, così da non cadere nelle trappole di chi vuole la nostra rovina. Su questo possiamo non avere dubbi ed essere certi che per grazia di Dio la sequela di Cristo è possibile.
Due verità ulteriori vanno tuttavia messe in evidenza in questo contesto.
La prima è che la volontà di Dio viene a noi manifestata se viviamo nello stato di grazia e stiamo lontani dall’immoralità. Non perché Dio faccia preferenze, ma perché il peccato acceca i nostri occhi e stordisce il nostro spirito. Ci avviluppa e ci confonde. Ci allontana dalla verità. Anche su questo argomento la Sacra Scrittura è chiara, quando afferma che «la sapienza non entra in un’anima che compie il male né abita in un corpo oppresso dal peccato» (Sap 1,4). Urge pertanto, per tutti, la conversione costante del cuore e l’impegno deciso ad osservare la Legge del Signore.
La seconda verità che va tenuta presente è che la via personale, che potremmo definire immediata, per conoscere la volontà di Dio da sola non basta. Bisogna che essa cammini di pari passo con la via più specificatamente mediata che è la via ecclesiale.
In altre parole non basta leggere privatamente la Sacra Scrittura e pregare lo Spirito Santo perché illumini cuore e coscienza. Bisogna che si viva la propria fede inseriti pienamente e vitalmente nel corpo di Cristo che è la sua Chiesa. Non si può camminare da soli e sperare di camminare con Dio.
La dimensione ecclesiale della fede è essenza del nostro Credo. Da qui il dovere morale di confrontarsi sempre con i Pastori che il Signore ha costituito tali, partecipando prima di tutto alla Santa Messa domenicale e poi agli altri momenti formativi che nelle Parrocchie e nelle Diocesi vengono proposti al popolo di Dio. Tra questi la catechesi, le scuole di formazione teologica, conferenze di vario genere e – non per ultimo – il dialogo sereno con i Parroci e i teologi, i professori e il proprio padre spirituale, le persone sagge che condividono con noi il cammino quotidiano di santificazione.
Non osservare queste semplici regole mette a repentaglio la propria integrità spirituale, nonostante i buoni propositi che di sicuro non mancano in molti cristiani.
È tentazione isolarsi nella fede, perché questo porta non di rado – anzi sempre, seppure lentamente – a farsi un Dio a propria immagine e somiglianza, anziché uniformarsi ai suoi voleri e camminare secondo il suo cuore.
Dunque, non temiamo! È sempre possibile conoscere la volontà di Dio. Il Signore questo vuole e ci ha dato tutti i mezzi di grazia e le indicazioni per poterlo fare. Sta a noi essere saggi, osservare le regole della vita spirituale, avere sete di lui ed abbandonarci con fiducia nella sue braccia, certi che nella sua volontà è la nostra pace, vita e salvezza.
Che il Signore ascolti il nostro grido. Ci aiuti nei momenti in cui è più difficile capire cosa fare per essere a lui graditi. Ci sorregga con la sua grazia e metta sul cammino di ogni cristiano le persone giuste perché solo la sua volontà si compia in noi e attraverso di noi.
La Vergine Maria ci accompagni e interceda con la sua potente preghiera, Ella che è la Sede della Sapienza e il Tempio dello Spirito Santo.
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