Condurre a Cristo ogni uomo e ogni donna che vive sotto il cielo è la missione del cristiano e al tempo stesso un gesto di carità di grande valore che tutti possiamo fare.
Basta un po’ di umiltà e un pizzico di fede alimentati dalla certezza che Gesù conosce ogni cuore e sa come consolare e dare speranza, infondere pace e illuminare una coscienza, molto più di noi. Tra il suo modo di agire e il nostro, tra le sue potenzialità e le nostre, c’è un abisso incolmabile.
Se ci amiamo gli uni gli altri, non dobbiamo dimenticare neanche per un istante la nostra condizione creaturale, perché proprio a partire da questa nostra condizione possiamo amare, e mai fuori di essa. Noi non siamo onnipotenti né conosciamo i segreti della storia che scorre sotto i nostri occhi. Siamo al contrario tutti fragili e impastati di creta, bisognosi della misericordia di Dio.
Perciò dobbiamo aiutarci vicendevolmente ad incontrare Gesù. Dobbiamo imitare gli uomini di cui si parla nel Vangelo di questa Domenica che portavano dinanzi al Figlio dell’Altissimo tutti gli ammalati e gli indemoniati per implorare pietà e ottenere guarigione e liberazione. Solo Lui può guarire veramente un cuore e liberarlo dalla sottile, e spesso nascosta, schiavitù del male.
Ecco perché in un mondo in cui si vuole allontanare da Cristo, noi dobbiamo remare contro corrente e avvicinare a Lui. Con coraggio, con determinazione, con la certezza nel cuore che Gesù aiuterà noi e chiunque altro crederà in Lui, sempre e nonostante tutto.
Condurre a Cristo è possibile, ma ad una condizione. E cioè che si conduca alla sua Chiesa che è una, santa, cattolica e apostolica. È lì, e non altrove, che si incontra il Cristo della Parola e dell’Eucaristia, della verità e della grazia. È lì che Gesù stesso, per mezzo dei suoi Pastori, rigenera, rinnova, perdona, crea la speranza vera, rafforza le ginocchia vacillanti con la luce del suo Vangelo e la potenza della sua grazia.
La porta dinanzi alla quale si dovrebbero riunire un paese intero, un’intera città, un popolo numeroso, è la porta delle Chiese, e in special modo delle Parrocchie:
«Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano» (Mc 1,32-34).
Tocca a noi credere in questa missione importante che il Signore ci affida, anche se il mondo non pensa così e fa di tutto per svuotare le Chiese e riempire altri luoghi, soprattutto nel giorno del Signore, la Domenica.
Remare contro corrente, in tal senso, è un obbligo che abbiamo se diciamo di essere discepoli del Signore, se vogliamo che il nostro amore sia autentico, vero, profondamente cristiano.
La separazione concettuale e pratica che oggi c’è tra Cristo e la Chiesa, tra il Padrone di Casa e la stessa Casa, è deleteria e noi non possiamo fomentarla. Purtroppo è vero che non sempre e non dovunque la Chiesa gode di grande credibilità. I suoi figli, di ogni ordine e grado, non sempre sono esemplari. Spesso sono addirittura di scandalo. Ma ciò non giustifica nessuno a cambiare il Vangelo che lo Spirito Santo ha scritto attraverso i suoi agiografi e ha consegnato all’umanità intera come Parola di vita eterna.
Se diciamo che condurre a Cristo e condurre alla Chiesa sono due cose diverse, perché tanto ognuno può legarsi direttamente a Dio senza bisogno di alcuna mediazione umana, rendiamo vana la croce di Cristo. Infatti è dal costato del Crocifisso che nasce la Chiesa, già presente in nuce ai suoi piedi in Maria Santissima, Giovanni e le pie donne.
Tocca a noi rendere credibile la Chiesa per quanto ci compete, senza lamentarci se altrove le cose non vanno come dovrebbero. Uno solo di noi, con la sua fede, il suo amore, il suo sì, può dare un volto nuovo a tutta la Chiesa e mostrare la bellezza della Sposa di Cristo, senza ruga e senza macchia.
La Vergine Maria, Madre della Chiesa, ci aiuti e ci ottenga le grazie necessarie per condurre al suo Figlio Gesù l’umanità stanca e oppressa dal giogo del peccato.
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