I Sacramenti sono “segni efficaci della grazia di Dio” (cf. CCC 1113-1134). Essi sono un “tesoro prezioso”, un grande dono che va accolto con gratitudine, ma anche donato a quanti vogliono diventare discepoli e testimoni di Gesù nonché costruttori del suo Regno in mezzo agli uomini.
Nei Sacramenti opera in modo particolarissimo lo Spirito Santo, Spirito che eleva, guarisce, rigenera e santifica il credente tanto da cambiarne radicalmente l’esistenza. L’efficacia dei Sacramenti è infatti legata all’azione dell’Onnipotente, che non lascia l’uomo nella sua condizione di fragilità congenita e/o di peccato, ma lo trasforma gradualmente nelle profondità del suo essere.
Ricevere i Sacramenti o non riceverli, pertanto, non è la stessa cosa. Il prima e il dopo non sono la stessa cosa, perché sempre lo Spirito Santo, nel suo operare, impegna tutta la sua potenza creatrice. Lo afferma con grande eloquenza l’Apostolo delle Genti – e dobbiamo farlo anche noi senza alcun timore – quando dice: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove» (2 Cor 5,17).
In questa luce – e non in un’altra – possiamo comprendere l’urgenza di accogliere e vivere con somma cura il preciso comando che Gesù ha donato alla sua Chiesa e che risuona con forza nella Solennità della Santissima Trinità:
«In quel tempo, Gesù si avvicinò [agli Undici] e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”» (cf. Mt 28,16-20).
Battezzare l’umanità, immergerla cioè nelle acque della verità e della grazia, nel cuore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è essenza della missione della Chiesa. Non è un qualcosa che si fa per passatempo o perché si vogliono abbellire le Liturgie. Non è una coreografia che vuole stimolare l’emozione delle folle per farle commuovere o per farle gioire. Battezzare l’umanità – e amministrare poi gli altri Sacramenti – è divenire strumenti dello Spirito Santo che vuole rendere ogni uomo ad immagine di Cristo Gesù.
Il dono della grazia non è secondario, né può essere messo da parte riducendo l’evangelizzazione solo alle dimensioni della semplice preghiera paraliturgica, dell’annuncio e della carità. Se così fosse, non saremmo Cattolici. Saremmo altro, ma non la Chiesa di Gesù Cristo che è una, santa, cattolica e apostolica e ha ricevuto il preciso mandato di cui parla il Vangelo a chiare lettere. Se mettessimo da parte il dono della grazia, per noi la croce di Cristo sarebbe vana. Anche la Pentecoste, che abbiamo celebrato Domenica scorsa, sarebbe un evento passato e nulla di più, mentre sappiamo che il dono dello Spirito Santo è ogni volta che celebriamo un Sacramento.
Quando un bambino viene battezzato, la sua vita cambia radicalmente. Il cambiamento è ontologico – cioè di natura – e di riflesso anche esistenziale. Il cambiamento è il diventare figlio di Dio in Cristo Signore. Tale figliolanza divina adottiva non è data per creazione. Essa si riceve per Redenzione. Nel momento in cui il Sacerdote versa l’acqua sul capo del bimbo e pronuncia la formula relativa al Battesimo, quel bimbo diventa partecipe della natura divina. Prima non lo era. Ora lo è.
Il Battesimo non cancella soltanto il peccato originale, cambia anche la natura e la stessa vocazione di chi lo riceve. Con il Battesimo infatti viene impressa in quanti lo ricevono l’immagine di Cristo crocifisso e risorto, e tale immagine bisogna che sia realizzata in pienezza nel corso di tutta una vita attraverso il cammino nella fede, nella verità, nella grazia, nella giustizia perfetta, nell’obbedienza totale alla volontà di Dio.
Dire che un battezzato e un non battezzato sono figli di Dio allo stesso modo, è negare la fede della Chiesa cattolica e in particolare il pensiero di San Paolo e la dottrina della giustificazione di cui egli è il sapiente assertore.
La Solennità della Santissima Trinità deve farci prendere coscienza che la nostra responsabilità di cristiani, destinatari di una rivelazione particolarissima e perfetta, è grande. Non possiamo noi avallare la mentalità – culturale e anche teologica – odierna che in nome di una “necessaria” tolleranza nega la differenza tra la fede della Chiesa Cattolica e tutte le altre fedi. Ognuno è libero di scegliere, ma nessuno deve essere ingannato per colpa nostra con ragionamenti più o meno edulcoranti, riguardo alla verità della salvezza.
La Vergine Maria, Donna forte e sapiente, ci aiuti nella nostra missione e volga su di noi si il suo sguardo materno affinché, con il suo celeste aiuto, siamo sempre e dovunque testimoni coraggiosi del Vangelo del suo Figlio Gesù.
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