La correzione fraterna è una delle opere di misericordia più grandi che si possa ricevere da Dio e da quanti si fanno suoi strumenti nella perfetta docilità allo Spirito Santo.
Essa è un dono di amore, che va accolto con riconoscenza, perché è proprio grazie ad essa che ci si può ravvedere dal peccato o dall’errore commesso. Quando si percorre una via di menzogna e si ha la grazia di aver accanto qualcuno che con le sue parole scuote il cuore e lo induce a conversione, bisogna innalzare un inno di ringraziamento al Dio del Cielo e della terra, che ha pietà dei suoi figli e non li abbandona nelle grinfie del nemico.
L’esempio più classico l’abbiamo visto nel Vangelo della scorsa Domenica. Gesù ha corretto Pietro che lo tentava intimandogli di non recarsi a Gerusalemme. Reagì con forza alle parole del futuro principe degli Apostoli e con somma chiarezza gli disse: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (Mt 16,23).
Se Gesù avesse lasciato Pietro nel suo modo di pensare diabolico, sarebbe stato spietato non solo con lui, ma anche con quanti avevano fiducia di Pietro e lo ascoltavano nel suo dire. Gesù avrebbe lasciato un popolo alla deriva, e persino la sua Chiesa, che avrebbe più tardi partorito dalla croce, sarebbe stata in grave pericolo. Infatti, quando chi governa è iniquo, immorale, cieco perché senza il Vangelo nel cuore e nella mente, tutti coloro che sono soggetti alla sua autorità rischiano di cadere in una buca. Un cieco non può guidare un altro cieco (cf. Mt 15,14).
Oggi più che mai bisogna insegnare in ogni dove che amare è correggere, educare è correggere, formare è correggere. Anche se il mondo non pensa così.
Si vuole un amore che accomoda tutto, che approva il male più evidente, che oscura le coscienze anziché illuminarle con la luce radiosa del Vangelo. E quando qualcuno non condivide questo modo di pensare, viene subito accusato di essere o un incompetente o un falso cristiano, perché incapace di misericordia. Viene tacciato di ignoranza sui nuovi metodi educativi che non possono essere quelli di ieri. La “lezione” cattedratica non serve. Bisogna essere amici e compagni di viaggio e ridurre tutto a gioco.
Oggi è il principio di autorità che è totalmente stravolto nel suo significato, e con esso l’altissimo valore pedagogico della correzione. L’autorità non è intesa più in funzione del compito educativo né in relazione all’oggettività di ciò che il Vangelo dice essere bene e male. Autorevole è chi sa organizzare eventi, coordinare la libera iniziativa di tutti a prescindere da ogni principio di sana moralità. Tutto è bene e tutto si può fare. Ciò che conta è scoprire nuovi orizzonti, favorire la creatività più assurda e fare nuove esperienze.
Secondo il pensiero stolto di molti non si può indicare con fermezza di Spirito Santo la via da percorrere, perché ognuno deve essere assecondato nelle sue scelte, di qualsiasi tipo esse siano, anche se sono scelte che contrastano palesemente con la sana dottrina e la sana morale che da sempre la Chiesa ha insegnato.
In altre parole sono saltati i ruoli e ogni tipo di gerarchia è abolita in nome di una concezione aberrante sia dell’amore che del compito educativo dei formatori. Anche i genitori non devono più correggere i figli, perché correggere è scandalizzare e traumatizzare gli animi.
Non parliamo poi di quanta difficoltà incontrano oggi gli insegnanti nelle scuole o i Parroci nelle Parrocchie. Non si può correggere un solo pensiero, perché subito molti genitori intervengono difendendo i propri figli, anche dinanzi al “non difendibile”. Anche una parola semplice rischia di essere interpretata come un’offesa e una grave mancanza di rispetto verso l’altro.
Ora sia chiara una cosa. Si può anche scegliere di pensare così perché il mondo pensa così; ma è giusto che si sappia che Gesù non pensa così. Basta leggere il Vangelo e tutto appare chiaro.
Egli sempre correggeva i pensieri dei suoi apostoli, dei farisei e degli scribi, e di coloro che si presentavano a lui. Così manifestava il suo amore, la sua compassione, il suo essere perennemente mosso dallo Spirito Santo. Il suo stile pedagogico, insomma, non era il nostro.
Prima di chiudere una precisazione mi sia consentita: la correzione va accettata. Essa è un dono di grazia da offrire, ma non funziona se non c’è la collaborazione umile di chi la riceve. La risposta del cuore è necessaria, perché l’uomo è il suo cuore.
L’umiltà, figlia della fede, è in tal senso quanto mai necessaria. Solo chi vuole camminare nella volontà di Dio, perché crede che solo essa è via di salvezza e pace, può ascoltare e ravvedersi. Chi si fa più sapiente di Dio e non mette da parte il suo orgoglio, si chiude a riccio e pretende di avere ragione a tutti i costi. Costui di certo si ribellerà anche dinanzi alla più semplici delle correzioni, ma non avrà un futuro roseo, perché la storia attesta che ciò che oggi si semina, domani si raccoglie. Perseverare nel peccato e rifiutare di ascoltare la correzione è scavare dinanzi ai propri piedi una buca molto profonda nella quale prima o poi si cade.
La Vergine Maria, nostra Madre e Maestra, ci aiuti a correggere con sapienza e amore quanti è giusto che correggiamo, e doni a ciascuno di noi l’umiltà necessaria per accogliere ogni correzione con serenità e grande fede.
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