Gesù dona a tutti la possibilità di salvarsi, anche a Pilato, Governatore della Giudea e uomo assai potente del tempo che aveva al suo servizio grandi eserciti.
Gesù non fa preferenze di persone. Chiunque si trova dinanzi a lui incontra la misericordia di Dio e viene come investito dal fiume della grazia che sgorga dal suo cuore squarciato per amore. Il più povero e il più ricco di questa terra, per lui, hanno la stessa dignità e lo stesso diritto di conoscere il vero Dio. Non ci sono differenze, perché ognuno è creatura bisognosa del suo Creatore e Redentore.
L’atteggiamento di Gesù deve essere l’atteggiamento del cristiano. Anche costui deve vedere l’altro come una persona da amare, e non come un nemico o un carnefice.
La misericordia di Dio, che diventa del cristiano, non si lascia vincere dal peccato dell’uomo. Anzi, riesce a trasformare ogni sofferenza, dovuta al peccato, in un’occasione perché la Redenzione si compia, nella consapevolezza che senza il sacrificio di se stessi non è possibile alcuna salvezza.
Persecuzioni, derisioni, percosse, sofferenze di ogni genere che derivano dal peccato dell’uomo sono viste e interpretate, da chi sceglie di essere discepolo di Gesù, in una luce nuova, capace di diradare sentimenti negativi che tolgono la pace del cuore: rabbia, rancore, spirito di contesa, vendetta, tristezza e quant’altro.
Nel processo, che precede la condanna a morte del Signore, il vero protagonista è l’amore, e colui che vince è Colui che ama. Gesù è il Re dei re che sconfigge il peccato degli uomini; è l’uomo libero che non si lascia vincere dall’odio, dalla vanagloria e dall’invidia, e per questo motivo sa offrire se stesso al Padre per il bene più grande dell’umanità.
Comprendiamo allora uno dei motivi per cui la Chiesa inserisce questo passo del Vangelo nella Liturgia dell’ultima Domenica dell’Anno liturgico: ognuno di noi è chiamato ad amare, sempre e comunque, e sull’amore sarà giudicato alla sera della vita.
«Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”» (Gv 18,37).
Scegliere la verità significa scegliere l’amore, cioè decidere con volontà ferma e risoluta, di offrire se stesso perché la croce di Cristo continui ad essere il nuovo Albero della vita che produce come suoi frutti la conversione dell’uomo al suo Signore e la sua salvezza.
Pilato non fu capace di scegliere la verità. Il suo cuore era vuoto di amore per Dio e per i suoi fratelli. Era un cuore sopraffatto dalle vanità del mondo che finì per preferire Cesare, cioè il mondo con i suoi mille inganni. Lui, che aveva eserciti potenti al suo comando, si lasciò vincere dalla paura di perdere tutto e di dover abbandonare quel mondo intriso di compromesso e diplomazia peccaminosa. Pilato non ebbe il coraggio di scegliere la verità e si rivelò uomo assai fragile e incapace di governare la storia.
Ma del resto solo chi ama Gesù, tanto da essere disposto a perdere persino la sua vita pur di non rinnegarlo, può rimanere in piedi quando il vento della tentazione fa sentire tutta la sua potenza distruttrice. E questo succede non per i meriti del credente, ma perché in virtù della sua fede opera in lui e attraverso di lui l’onnipotenza divina.
Che il Signore ci conceda un cuore libero e traboccante del suo amore. Così anche noi potremo essere vittoriosi e rendere testimonianza alla verità di Cristo in questo mondo che ne ha tanto bisogno.
Ci aiuti in questo la Vergine Maria, Donna forte e Madre premurosa, che sempre si prende a cuore la salvezza dei suoi figli che siamo noi.
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