…fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti…
Prima di entrare nello specifico di questa Domenica, mi preme dire che nel tempo di Avvento mediteremo quest’anno sulla fede. Il Natale infatti può essere colto nella sua sublime grandezza solo se si sorretti da questa stupenda virtù che apre gli occhi del nostro spirito alla contemplazione del mistero del Figlio di Dio che si è fatto carne nel seno purissimo della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo. La fede è necessaria per non ridurre il Natale ad un evento senza significato, vuoto, inutile e commerciale come oggi, purtroppo, sta accadendo in molti casi. La Vergine Santa ci assista e ci conceda la grazia di saper meditare le meraviglie del Cielo con il suo cuore.
Iniziamo dunque la nostra riflessione sul Vangelo di questa prima Domenica di Avvento in cui è forte l’invito a vegliare. Chiediamoci dunque: com’è possibile non assopirsi e stare svegli attendendo Gesù? Cosa dobbiamo fare di preciso? Esiste una ricetta particolare?
La risposta è semplice. La via migliore di tutte per vegliare è ascoltare il Signore che parla, proprio come ha fatto Noè, che a differenza dei suoi contemporanei ha aperto le orecchie del cuore e si è lasciato guidare dalla sapienza celeste. Tutti probabilmente lo considerarono un pazzo, un povero ebete, un uccello di malaugurio. Il tempo era bello. Il terreno aveva dato i suoi frutti. Si poteva mangiare, bere, prendere moglie e marito, vivere una vita felice e spensierata. Cosa c’entrava il diluvio? Esso era senza dubbio pura immaginazione di Noè!
Dio, per quella gente stolta, non poteva parlare, anzi neanche esisteva o se esisteva, era un semplice burattino condotto dai loro pensieri. La loro vita immorale e piena zeppa di vizi ne era la prova più eloquente.
La storia però smentì costoro e accreditò Noè. Venne il diluvio e le acque divorarono tutti, senza alcuna pietà. La rovina fu grande sulla terra per uomini, donne, bambini, piante e animali. Tutti furono inghiottiti dalle acque e non ci fu scampo per nessuno.
L’insegnamento di questa Domenica è allora molto prezioso. Siamo invitati ad avere una fede capace di ascolto perché solo in tal caso la fede è autentica e ci può salvare. Per intenderci, noi non crediamo semplicemente nell’esistenza di Dio. Questo anche i pagani lo credono. Crediamo invece nel Dio vivo e vero che ha parlato e parla a noi e ci manifesta la sua volontà. Ci parla nello Spirito Santo che ci rivela il cuore di Cristo e ci fa conoscere i suoi segreti. Ci parla attraverso la Chiesa che Egli ha costituito sua potente “cassa di risonanza” perché il mondo non cammini nelle tenebre della falsità. Ci parla attraverso la storia e in mille altri modi che però sono reali e possiamo tutti comprendere se siamo animati di buona volontà.
Chi crede veramente, imita Noè ma ancor di più Gesù che bussava ogni giorno alle porte del cuore del Padre suo perché gli indicasse cosa fare, quando farlo e come farlo. Gesù nulla faceva da se stesso. Passava lunghe ore – e spesso anche notti intere – in preghiera per ascoltare la voce del Padre e condurre poi ogni uomo nella sua volontà.
La fede non è immaginazione. È al contrario tensione esistenziale verso l’Onnipotente. È uscita da se stessi per incontrare Lui che è la Fonte della sapienza e conosce la via migliore di tutte perché possiamo essere salvati. La fede non è pensare Dio, ma ascoltare la sua voce con la disponibilità e il desiderio di lasciarsi da Lui istruire e condurre in ogni istante della propria vita.
I frutti di una vita intessuta di fede autentica e quelli di una vita ridotta a sordo immanentismo non sono gli stessi. La vicenda di Noè è chiara al riguardo.
Chi sa ascoltare il Signore che parla, non può essere vinto dal male perché il Signore è l’Onnipotente e custodisce coloro che confidano in Lui. Li prende per mano, li ispira perché prendano decisioni giuste e sagge, suscita persone ed eventi che siano provvidenza concreta per loro. Al contrario chi è sordo e cieco dinanzi alla suo linguaggio di amore, diventa vittima prelibata del Maligno e finisce nelle sue trappole infernali.
Leggiamo la storia anche dei nostri giorni con gli occhi giusti e ci accorgeremo che è proprio così.
Le conseguenze della “non fede” e del “non ascolto” sono devastanti. Il peccato è più che mille diluvi universali. Esso diventa odio, vendetta, omicidio, furto, adulterio, maldicenza e ogni genere di iniquità e non si ferma alla persona che la commette ma genera infinite morti di gente inerme e innocente. Quante famiglie sono devastate dal peccato di adulterio! Quante vite ancora non nate sono falciate dal peccato di omicidio! Quante sofferenze nascono nei cuori per l’invidia, la gelosia, l’irresponsabilità, la non competenza, la cattiveria dell’uomo!
Oggi il diluvio del male è più che universale. Ha raggiunto e raggiunge anche le parti più nascoste della terra. La globalizzazione e i nuovi mezzi di comunicazione sociale arrivano veramente in ogni cuore. I telefonini, per esempio, sono in ogni casa. Anche i bambini li posseggono e per loro questi diventano spesso strumenti di morte spirituale. Fanno loro perdere l’innocenza in pochi istanti. Basta sfiorare lo schermo nel posto sbagliato e Satana si intrufola nei cuori più sani per iniettarvi il suo veleno che uccide la coscienza e il desiderio del bene. Gli esempi che si potrebbero fare sono infiniti. Il principio però rimane ed è quello che va messo nel cuore: la fede salva, ma la fede è ascolto della voce di Gesù. Egli nasce non per essere una statua di gesso muta, ma il Dio vivo e vero, il Dio con noi che desidera parlare al nostro cuore per riscaldarlo con il suo amore divino.
Esercitiamoci dunque in questo Avvento e impariamo ad ascoltarlo perché è questa la via privilegiata per celebrare un Natale vero, Natale di pace, di speranza e di amore.
Che la Vergine Maria, Madre di Gesù e sua Ambasciatrice speciale, ci assista con il suo amore materno e sia per noi tutti guida sicura e compagna di viaggio.