«Il Regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata operai per la sua vigna…» (cf. Mt 20,1-16).
La Vigna del Signore è molto vasta ed ha bisogno di molti operai umili e riconoscenti. Il lavoro non manca ed è necessario che ci siano sempre forze fresche che si mettano all’opera affinché siano tanti i frutti di conversione.
È per questo motivo che tutti noi dobbiamo credere fortemente nella comunione vicendevole. Ciò che importa non è quando si è chiamati. Questo appartiene ad un mistero che non ci è dato di conoscere. Ciò che importa è lavorare insieme mettendo da parte pregiudizi, gelosie, invidie, maldicenze, mormorazioni e cose del genere. Tutte queste cose non ci fanno onore. Sono frutti della carne e non dello Spirito Santo, e noi non possiamo lasciare spazio ad essi nel nostro cuore. Se lo facciamo, non potremo mai edificare il Regno di Dio. Finiremo per collaborare con chi il Regno di Dio vuole distruggerlo, o per lo meno vuole impedire che esso cresca e si estenda fino agli estremi confini della terra.
La parabola di questa XXV Domenica del Tempo Ordinario (A) è un invito a credere fortemente che nella Chiesa c’è bisogno di tutti e nessuno può sentirsi esonerato dal dare il suo contributo in ordine alla missione di salvezza che ci è stata affidata, come singoli e come comunità dei fedeli.
Solo se ognuno di noi si prende a cuore la Vigna del Signore, essa potrà produrre molta uva e di conseguenza vino di prima qualità. Dobbiamo tutti darci da fare e spronarci a vicenda affinché l’ozio o la stanchezza non abbiamo il sopravvento. La fede dell’uno deve sostenere la fede dell’altro e l’opera dell’uno deve agire in sinergia con l’opera dell’altro. Uno è il padrone. Molti sono coloro che devono lavorare ma sempre in obbedienza al suo volere che è mosso e governato dalla sapienza celeste.
Dinanzi a tale sapienza non ci è consentito fare obiezioni. Essa supera le nostre categorie. Noi non la comprendiamo. Dobbiamo solo adorarla e ringraziare il Signore che nella sua misericordia ci chiede di collaborare con lui.
Chi nella Chiesa mormora contro l’agire di Dio, che chiama chi vuole e quando lo reputa opportuno, è uno stolto. Costui non sa che la vita dell’uomo è un grande mistero che non può essere conosciuto né governato dalla mente umana. La nostra preoccupazione deve essere quella di conoscere e fare la volontà di Dio per quanto ci riguarda, e aiutare gli altri a fare lo stesso.
Anche sulla ricompensa che tocca a ciascuno non possiamo noi decidere. Non ne abbiamo la potestà perché non siamo padroni né della benedizione di Dio, né della vita eterna, né di ogni altra grazia celeste. Non ne abbiamo la capacità perché ci mancano infiniti elementi per operare un sano e corretto discernimento. Cosa possiamo noi infatti sapere di ciò che c’è nel cuore di un uomo? Come possiamo pretendere di conoscere la storia di Tizio o Caio se a stento conosciamo la nostra? Come possiamo ergerci a giudici del fratello se le intenzioni recondite che muovono il suo agire ci rimangono sconosciute?
La parabola degli operai dell’ultima ora è liberante, se noi ne comprendiamo il significato. A noi è dato di lavorare nella Vigna del Signore; di fare ogni cosa con sapienza e amore; di stimarci a vicenda e gioire quando qualcuno si impegna perché essa produca frutti. Il resto lasciamolo a Gesù. Lui non è ingiusto, né distratto, né tantomeno cattivo. È al contrario ricco di sapienza e possiede occhi capaci di andare oltre ogni apparenza. Pertanto tutto ciò che fa è santo. In ogni cosa lui è irreprensibile.
Lodiamo allora in eterno la sua misericordia e non dimentichiamo mai che la nostra chiamata – quella di ciascuno di noi – è purissima sua grazia. Dono d’amore da accogliere con gratitudine e riconoscenza infinita. Poteva lasciarci nella piazza con le braccia conserte senza far nulla. Poteva lasciare la nostra vita nel “non senso” e il nostro cuore nell’inquietudine di chi non sa quanto grande è il suo amore. Ma ha avuto pietà di noi e ci ha chiamati a lavorare nella sua Vigna, la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Per questo dobbiamo benedirlo prostrati con la faccia a terra per tutti i giorni della nostra vita e pregarlo perché – anche attraverso di noi – chiami tanti altri a collaborare nell’opera della salvezza dell’umanità.
La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, ci aiuti e ci ottenga un cuore umile e riconoscente.
Qui trovi la Liturgia della Parola di questa XXV Domenica del Tempo Ordinario (A)