Il Vangelo di questa XXI Domenica del Tempo Ordinario (A) grida ai nostri orecchi che la fede non è fatta di dicerie e non può fondarsi su di esse. La fede è costruita e si costruisce ogni giorno sulla roccia stabile della verità che ci è stata rivelata e che per grazia di Dio possiamo conoscere nello Spirito Santo con il sostegno materno della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.
Nella fede non ci sono opinioni. C’è il pensiero di Cristo che va accolto come dono, investigato nella sua sublime profondità, compreso e fatto diventare propria vita. Dimenticare questa dinamica è distruggere l’essenza del cristianesimo che è religione dall’alto e non dal basso, dal Cielo e non dalla terra, dal cuore di Cristo e non dal cuore dell’uomo.
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli (Mt 16,17).
Pietro non ha professato la sua fede in Cristo perché più intelligente o acuto degli altri Apostoli. Lo ha fatto perché il Signore è venuto in suo aiuto e l’ha ispirato con la sua onnipotente sapienza. Pietro in un istante ha visto il mistero di Cristo, l’ha contemplato in tutto il suo splendore e con chiarezza l’ha proclamato dinanzi agli uomini. Lo Spirito Santo ha aperto gli occhi della sua mente ed è per questo che il pensiero fallace della gente ha perso per lui ogni valore.
L’insegnamento a noi dato in questo Vangelo è quanto mai attuale. Oggi infatti non di rado si fa una teologia dal basso che interroga la gente sulla verità del Cristo anziché interrogare Lui. Questo metodo è fuorviante perché altro non fa che creare confusione, in quanto ognuno ha un suo pensiero su Dio inquinato dal peccato e che nasce spesso da una radicata ignoranza delle Sacre Scritture.
Il Vangelo è esigente e richiede il totale rinnegamento di sé. Non si può concepire né accettare per natura. L’uomo tende sempre a modificarlo per renderlo consono ai suoi pensieri. Per conoscere e accettare il Vangelo è necessaria la grazia di Dio e con essa la fede che conduce alla conversione. Interrogare la gente su chi sia Cristo Gesù senza tenere in nessuna considerazione lo Spirito Santo che è l’unico capace di parlare di lui secondo verità, equivale a favorire il relativismo in tutte le sue accezioni: teologico, morale, ecclesiale, familiare, di pensiero e di azione. La pastorale non può ridursi ad una consultazione del popolo, anche se bisogna porre attenzione ad esso e a ciò che pensa. La pastorale è prima di tutto consultazione dell’Onnipotente in quell’atteggiamento di ascolto capace di accogliere quanto lui vuole rivelare di sé nel particolare momento storico che si sta vivendo.
Solo così ci si può proteggere dal pericolo sempre latente di vedere Dio, l’uomo e la storia con gli occhi velati dalle squame della falsità di Satana, nostro acerrimo nemico.
Si badi che la consultazione deve essere fatta ogni giorno, istante per istante. Chi vuole conoscere Gesù deve con lui instaurare un rapporto di confidenza quotidiana ritirandosi in luoghi deserti per ascoltare la sua voce, lontano dal baccano del mondo. Solo se lo Spirito Santo ci rivela il cuore di Cristo noi possiamo conoscerlo. E questa grazia va chiesta con incessante preghiera e infinita umiltà.
È chiaro che questo non significa che lo Spirito Santo dona a ciascuno la scienza infusa: si fa una preghiera e lui ispira all’istante come se nulla fosse colui che l’ha fatta. La conoscenza di Cristo e del suo mistero richiede meditazione, tempo e tanta pazienza. Lo Spirito Santo assiste il discepolo del Signore ma non annulla la sua umanità. Chiede anzi che essa partecipi attivamente nell’atto di fede e prima ancora di conoscenza. Ciò che si vuol dire in questa sede è che lo studio approfondito della Sacra Scrittura, la Catechesi, la preghiera intensa e solitaria, l’ascolto della Chiesa nei suoi Pastori che sono i ministri ordinati sono necessari. E non parliamo qui di uno studio o di un ascolto passeggeri, quasi fossero un hobby. Ciò di cui parliamo è vera e propria attività della mente che richiede dedizione, studio, sacrificio, impegno diuturno e sudore di sangue.
Due cose dunque vanno oggi messe in chiaro. Da un lato la necessità di comprendere che la fede è un fatto soprannaturale che deve connettere l’uomo con Dio e la volontà che di volta in volta Egli rivela. Dall’altro la consapevolezza che vuol conoscere Cristo deve per questo sacrificarsi, non sciupare il proprio tempo in cose vane e dedicarsi con ogni attenzione allo studio meditato della Sacra Scrittura. Da solo e aiutato dai Sacerdoti.
La Vergine Maria, Donna che ha conosciuto e conosce in profondità il mistero del Figlio suo, venga in nostro aiuto e mandi su di noi un raggio della sua sapienza.
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