L’episodio dei discepoli di Emmaus è un esempio eloquente di quanto sia efficace il dialogo in vista della conversione, che com’è noto è l’inizio di una vita nuova vissuta non più secondo i propri pensieri ma secondo i pensieri di Cristo.
Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24,32).
Il dialogo possiede questa immane potenzialità: riesce a scuotere il cuore, ad accendere il desiderio di Dio, ad aprire gli occhi della mente e dello spirito, a far sì che tutto si veda non più secondo la carne ma secondo lo Spirito Santo.
I due discepoli di Emmaus, dopo aver incontrato Gesù risorto e aver parlato con lui, non furono più gli stessi. La loro vita era cambiata perché era cambiato il loro cuore. Il loro cuore era cambiato perché quello sconosciuto Viandante aveva dato loro l’intelligenza delle Scritture e in esse aveva fatto loro scorgere il mistero del Figlio di Dio, obbediente al Padre fino alla morte di croce per la salvezza dell’uomo, e ora risorto a vita nuova e vivo per sempre. La loro fu una Pasqua particolare: passarono dalla delusione alla speranza vera che non delude. Quel giorno rimase impresso nelle profondità del loro essere e fu per loro un nuovo inizio.
Nel dialogo, come via privilegiata di evangelizzazione, dovremmo credere tutti molto di più. Se ci pensiamo, esso è la via ordinaria attraverso cui Gesù – anche nella sua carne mortale – ha spesso compiuto la sua missione di salvezza. Basterebbe pensare ai due capolavori che eseguì con celeste sapienza dialogando con Nicodemo e la Samaritana.
Si badi bene, però, che il dialogo salva solo se è fatto sotto la potente mozione dello Spirito Santo. Il dialogo di cui parliamo, insomma, non è un esporre le proprie idee, un lasciarsi condizionare dalle aspettative che si hanno sugli altri o che gli altri hanno su loro stessi. Non è nemmeno un rincorrere i propri pensieri o un manifestare le proprie immaginazioni. È al contrario diventare “vera voce di Gesù risorto” che ancora oggi vuole parlare ai cuori e illuminare le menti. Gesù ha bisogno delle nostre corde vocali e, se lo amiamo veramente, dobbiamo dargliele. Esse devono eseguire la stupenda melodia del Vangelo che ristora, risana, conforta, converte, conduce l’uomo alla verità e gli rivela quanto grande è l’amore che Dio ha per lui.
Il dialogo che salva è dono della Parola attuale che Dio vuole che noi diciamo a quella particolare persona in quel particolare contesto. Esso è mozione dall’Alto e non frutto della nostra umanità impastata di immanenza. Solo lo Spirito Santo deve condurre il dialogo se vogliamo generare vita attorno a noi, perché solo lui sa vedere oltre ogni apparenza e penetra nelle profondità del cuore che è un vero e proprio abisso (cf. Sir 42,18).
Ciò significa che la crescita in santità è obbligatoria per quanti vogliono costruire il Regno dei cieli. Essa è condizione necessaria per poter percepire il lieve sussurro dello Spirito Santo ed avere la forza di dire ciò che lui vuole dire, senza nulla aggiungere e nulla togliere. Se non cresciamo in santità, mancheremo sempre di sapienza e finiremo per perdere tempo o addirittura provocare danni irreparabili nei cuori e nelle coscienze.
Che la Vergine Maria, Sede della Sapienza, interceda per noi presso il suo divin Figlio e ci ottenga la grazia di diventare ogni giorno di più conformi alla sua immagine perché solo così potremo donare speranza e verità all’umanità che non ha pace, e vive nella confusione e nello smarrimento.