«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).
Perché la salvezza si compia non basta ciò che Dio ha fatto e continua a fare. Ci vuole la collaborazione dell’uomo. Essa è necessaria perché Dio rispetta l’uomo in quanto uomo e non può trattarlo come fosse un burattino. È questo il dilemma da risolvere: l’uomo deve personalmente decidere se accogliere la salvezza o rifiutarla, se aprirsi alla fede in Cristo o rinchiudersi nell’incredulità.
Il mistero più alto che avvolge l’uomo inerisce la sua volontà. Con essa ama e si lascia amare da Dio; ma anche, con essa, odia e uccide Dio nel proprio cuore e in quello di tanti altri. La storia lo insegna ogni giorno. Ci sono alcuni che si aprono all’azione della grazia. Costoro, piano piano, diventano strumenti eletti nelle mani di Dio e, mossi costantemente dallo Spirito Santo, gettano nei solchi della storia il seme della Parola di Dio che rinnova l’umanità. Altri invece si lasciano vincere dalla superbia e finiscono per fare di se stessi e dei propri pensieri un idolo muto. Così, accecati dal peccato che diventa loro alleato, portano ovunque devastazione e morte.
Il Vangelo che si legge la Domenica della Santissima Trinità in questo anno 2017 pone al centro della nostra attenzione la nostra particolare responsabilità. Non solo dinanzi a Dio, ma anche dinanzi agli uomini. A coloro che sono nostri contemporanei e alle nuove generazioni che verranno. Il nostro atteggiamento dinanzi alla morte e risurrezione di Gesù è infatti gravido di conseguenze storiche che squarciano i confini dello spazio e del tempo. Siamo stati creati e viviamo in un regime di comunione interpersonale che non può essere spezzato e pertanto non deve essere messo tra parentesi. Possiamo aiutare l’umanità o distruggerla, rinnovarla a mandarla in rovina.
Il Padre dei cieli ha fatto e continua a fare tutto ciò che dipende da lui. Ha offerto il suo Figlio sulla croce nell’indicibile sofferenza per amore nostro. Ha effuso lo Spirito Santo per la nostra santificazione. Ha costituito la Chiesa Mediatrice di salvezza, promettendo che le porte degli inferi non prevarranno su di essa. Ci ha anche affidati, per bocca del suo Figlio unigenito, alla Madre della Redenzione che è il capolavoro stupendo nello Spirito Santo. Ha mandato e manda i suoi servi e i suoi Santi in mezzo a noi perché vuole far risuonare ai nostri orecchi la sua voce, affinché camminiamo nella verità e non ci lasciamo ingannare dai falsi profeti, antichi e moderni.
Ma tutto questo non ci esime dal compiere ciò che dipende da noi e che soltanto noi possiamo fare: aprire il nostro cuore, dire “sì” all’amore di Dio, mettere da parte ogni desiderio di autodeterminazione e consegnare la nostra vita a Gesù perché lui viva in noi e noi in lui.
E tutto questo non come massa informe di persone, bensì come individui che devono decidere personalmente la direzione da seguire. Non ci giustificano infatti i diversi condizionamenti, per quanto questi possano essere di diversa natura. Ogni istante, se vogliamo, possiamo scegliere di credere in Cristo e di agire di conseguenza, vincendo ogni sorta di tentazione che si abbatte su di noi.
La società può anche favorire e insegnare la deresponsabilizzazione del singolo, ma noi cristiani dobbiamo sapere che ogni nostro atto, anche il più insignificante, dobbiamo compierlo dinanzi a Dio. Noi e lui. Da soli. Senza nessun altro che scelga al posto nostro e in qualsiasi contesto ci troviamo. Possiamo scegliere di lasciarci muovere dallo Spirito Santo e di credere in Cristo, Dono del Padre per la nostra salvezza. Oppure scegliere di seguire lo spirito del male, voltare le spalle all’amore trinitario e incamminarci sulla via larga che conduce alla perdizione. La responsabilità è nostra, perché nostra è ogni scelta che facciamo.
La Vergine Maria, Madre della Redenzione, ci assista con la sua preghiera e ci ottenga dalla Trinità Beata la sapienza e la forza di accogliere in ogni istante Cristo Gesù per la nostra salvezza.
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