XXIII Domenica Anno C – …Se uno viene a me…(Lc 14,25-33)

XXIII Domenica Anno C – …Se uno viene a me…(Lc 14,25-33)

Chi decide di seguire Gesù, deve accogliere il Vangelo e farlo diventare l’unico criterio di discernimento a partire dal quale operare le proprie scelte di vita.

Giorno per giorno, istante per istante è in esso che bisogna scoprire la volontà di Dio, sostenuti dalla luce sempre attuale dello Spirito Santo e aiutati dalla Santa Chiesa Madre. Credere ad altre filosofie di vita non serve. Fondare la propria esistenza su teorie inventate dagli uomini è cosa quanto mai deleteria. Sposare ideologie ad esso contrarie è condannarsi alla disperazione eterna.

Chi vuole essere discepolo di Gesù deve avere le idee chiare. La strada che conduce alla salvezza è una e non ne esistono altre. Essa è in salita e conduce al monte Calvario. Non ha percorsi alternativi ed è a senso unico: chi la imbocca non può tornare indietro. Tuttavia essa conduce alla mèta in maniera infallibile e per tale motivo vale la pena percorrerla fino in fondo, senza distrazioni o tentennamenti.

La determinazione del cuore è richiesta al discepolo che vuole perseverare sino alla fine. Sono infatti molti gli ostacoli che si incontrano lungo il cammino e infinite le tentazioni che si presentano di volta in volta. Satana sempre tende insidie al giusto per farlo cadere dalla fede e trascinarlo nel baratro più oscuro della falsità. Ecco perché bisogna essere forti e tenere a mente le parole del divin Maestro che dice a tutti: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo» (Lc 14,27).

Stiamo attenti però! Quando si parla di croce regna tanta confusione attorno a noi. Essa è spessa identificata con la malattia, il dolore, le tragedie più assurde, la sofferenza in tutte le sue forme. Ma non è così. Queste cose fanno parte della vita di ognuno in quanto il peccato le provoca dall’interno e dall’esterno della nostra natura e della storia che viviamo. Esse sono per tutti. Sono per i giusti e i peccatori, per i ricchi e i poveri, per gli uomini e le donne, per i laici e i ministri ordinati. Esse fanno parte della vita che dopo la disobbedienza dei nostri progenitori è diventata difficile e assai contrastata.

La croce di cui parla Gesù è il suo Vangelo, la volontà di Dio Padre, i suoi pensieri che non di rado distano dai nostri come Oriente da Occidente. È il Vangelo che va accolto, anche se è pesante. È il Vangelo la croce a cui bisogna inchiodarsi perché solo da esso sgorga la vita, la pace, la luce eterna e ogni benedizione celeste. Come Gesù, anche il cristiano non può separarsi dalla croce della volontà di Dio perché fuori di essa regna la morte, il buio, la disperazione più cupa. Regna la falsità che acceca l’uomo e gli impedisce di vedere il grande amore del Padre celeste che tutto dispone per la salvezza dei suoi figli, anche in mezzo ad una storia travagliata e costellata di prove quanto mai dolorose.

Gesù ce l’ha insegnato. Egli era circondato da gente che in mille modi avrebbe potuto farlo scendere dalla croce del Vangelo, ma lui non si è lasciato irretire da nessuno perché sapeva bene che questo avrebbe significato la vittoria del male sul bene, delle tenebre sulla luce. Gesù ha perseverato fino alla fine nel compimento della missione che il Padre gli aveva affidato perché ha creduto, ha amato.

In questa luce possiamo comprendere le parole “oscure” del Vangelo di questa Domenica: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo» (Lc 14,26). Nella traduzione precedente addirittura vi era scritto: «se uno viene a me e non odia suo padre…». L’amore è tutto per il cristiano. È in esso il segreto della piena conformazione al Crocifisso e la conseguente trasformazione dell’uomo da strumento di morte a datore di vita. Non però un amore pagano, svuotato della sua verità, sganciato dalla volontà di Dio, assoggettato al capriccio delle menti perverse. Bensì l’amore che è la stessa carità divina riversata nel seno del cristiano e trasformata dalla potenza dello Spirito Santo in misericordia attuale e salvifica.

Chi vuole essere discepolo di Gesù deve amare la volontà di Dio perché questo significa amare il suo Signore, credere in Lui e consegnargli per intero se stesso in ordine alla salvezza del mondo intero. O cresciamo nell’amore vero oppure saremo condannati alla mediocrità spirituale che non produce alcun frutto di redenzione.

Che la Vergine Maria, consacrata per amore al Vangelo di Gesù, ci ottenga la grazia di poter anche noi dire il nostro “sì” incondizionato alla volontà di Dio.