XXI Domenica Anno C – Sforzatevi di entrare per la porta stretta (Lc 13,22-30)

XXI Domenica Anno C – Sforzatevi di entrare per la porta stretta (Lc 13,22-30)

La salvezza non è cosa facile. Essa richiede il totale rinnegamento di noi stessi nell’abbandono di quei progetti che nascono dal nostro cuore e non dal cuore di Cristo, e pertanto sono fallaci e illusori.

La porta è stretta perché i pensieri di Dio distano dai nostri come Oriente dista da Occidente e diventano spesso il più grande ostacolo nel raggiungimento del fine ultimo della nostra vita: la piena conformazione a Cristo Gesù.

Per questo motivo il Vangelo ci invita a mettere ogni impegno nel cammino della nostra santificazione senza cadere nella superficialità che ci potrebbe far credere che la misericordia di Dio cancella tutto, anche i peccati più orrendi, senza bisogno di alcun ravvedimento.

Oggi più che mai dobbiamo gridare al mondo che si salva chi sceglie di farlo ogni giorno e mette mano all’aratro per rendere il proprio cuore capace di accogliere il seme della Parola di Dio per farlo fruttificare. Non solo il cuore ma anche la mente, l’anima e lo stesso corpo vanno arati perché in essi abita il peccato in tutte le sue forme e con tutta la sua virulenza.

Si salva chi si sforza ogni giorno di fare solo e soltanto la volontà di Dio senza lasciarsi confondere da teorie o filosofie di vita contrarie al Vangelo e alla verità dell’amore. Costui non cerca se stesso perché si dona totalmente al suo Signore anche a costo di sacrificare tutto. Mente, cuore, sentimenti, pensieri, desideri, progetti, aspettative, speranze, anima e corpo sono messi a servizio del Regno dei cieli e sottratti al principe di questo mondo che li vorrebbe inquinare con la sua falsità esistenziale.

Si salva chi crede fermamente che si entra nel Regno dei cieli da persone rinnovate dalla grazia che si sono lasciate rigenerare dallo Spirito Santo, che hanno cambiato vita, hanno abbandonato le cattive abitudini di un tempo, hanno vinto nella loro carne l’impurità, la passionalità, la schiavitù dei sensi; hanno sconfitto nel loro spirito la superbia, l’arroganza, il desiderio di vendetta, la pretesa di essere incensati e portati in processione per le vie del paese. Si salva chi sa che si entra nel Regno dei cieli da uomini nuovi che hanno combattuto e combattono ogni giorno la battaglia contro il male che si annida nel cuore, nella mente, nel corpo e assedia l’anima per conquistarla e devastarla dall’interno.

L’immagine dell’atleta che San Paolo usa parlando ai Corinzi, è a tal riguardo quanto mai eloquente e ci aiuta a comprendere cosa fare per vivere il passo del Vangelo di questa XXI Domenica del Tempo Ordinario.

L’atleta, se vuole migliorare le sue prestazioni e vincere la gara, deve porre ogni impegno a rendere il suo corpo sempre più agile, forte, resistente, reattivo. La muscolatura deve tonificarsi e per questo deve essere sottoposta ad appositi esercizi che vanno ripetuti ogni giorno con costanza e metodo. Un atleta che non si impegna, è svogliato, ha una vita disordinata, non cura l’alimentazione, non dedica tempo ed energie al suo programma di allenamento, non potrà mai vincere. Arriverà ultimo e farà una magra figura con se stesso e dinanzi al mondo intero.

L’impegno, la dedizione, la serietà, la costanza, la disponibilità a sforzarsi per raggiungere i migliori risultati possibili, sono alcune delle virtù o atteggiamenti esistenziali che il cristiano deve necessariamente avere se vuole entrare nel Regno dei cieli.

I Comandamenti non si vivono per mozione naturale. Essi esigono un costante rinnegamento di se stessi perché tutti siamo fragili, con una natura infettata dal peccato che ci fa concupiscenti, superbi, tendenti all’idolatria, incapaci di amare anche le persone più care, inclini alla falsità, gente ribelle e testarda che non riconosce al di sopra di sé neanche l’autorità divina. Non parliamo delle Beatitudini che richiedono il dono totale di noi stessi nella perfetta obbedienza allo Spirito Santo anche a costo di persecuzioni e sofferenze indicibili. Sforzarsi di entrare per la porta stretta significa darsi da fare ogni istante per far trionfare in noi – prima che negli altri – la potenza della grazia di Dio che deve reimpostare i nostri pensieri e guarire la nostra natura malata.

Dovremmo pensare ogni tanto a Gesù che nel Getsemani dovette sudare sangue per passare attraverso la porta stretta del Regno dei cieli. Per ben tre volte si prostrò a terra per annientarsi nella sua volontà e fare propria quella del Padre suo. Tanto più sulla croce si fece violenza per sopportare il dolore e non rispondere alle infinite provocazioni dei suoi carnefici.

È chiaro che una tale visione del Regno dei cieli cozza con quanto si insegna oggi in molte parti del pianeta Terra. Una delle parole di cui maggiormente si abusa è la parola “stress”. Essa è per tanti diventata una sorta di rifugio per non sforzarsi di entrare per la porta stretta e non di rado scoraggiare coloro che vorrebbero farlo. La moglie stressa il marito, il marito la moglie, i genitori i figli e i figli i genitori; il parroco stressa i fedeli e i fedeli il parroco; gli insegnanti stressano gli alunni e gli alunni gli insegnanti. Gli esempi potrebbero essere tanti. Il fatto che rimane è che si diffonde sempre più una mentalità stolta che vorrebbe una vita facile, senza alcun impegno e sacrificio, scevra dall’assunzione di qualsiasi responsabilità, dove tutto è servito su un piatto di argento, dove non esistono scelte definitive e irreversibili, dove non è necessario né opportuno versare il proprio sangue per amare sino alla fine.

Sforzarsi di entrare per la porta stretta del Vangelo non è stressarsi. È invece crescere in modo armonioso e sano nell’acquisizione della più alta santità che fa l’uomo vero e conforme a Gesù. Sforzarsi di entrare per la porta stretta del Vangelo non è perdere la felicità, né incupirsi o smettere di vivere. È al contrario assaporare la gioia dell’anima che è pienezza di essere e benedizione celeste che infonde pace vera nel cuore. Sforzarsi di entrare per la porta stretta non è essere medioevali e antichi, ma camminare nella perenne novità dello Spirito Santo che fa nuove tutte le cose e prima di tutto l’anima, il cuore, i pensieri, i desideri, il cuore e lo stesso corpo dell’uomo che è vecchio e imputridito a causa del peccato che lo assedia.

Vale la pena fare proprio questo stile di vita. Esso è l’unica via per realizzarsi su questa terra e godere in Cielo della gioia eterna che mai tramonta.

La Vergine Maria, che più di tutti ha fatto del Vangelo la sua vita accogliendo in pienezza la volontà di Dio, ci aiuti e ci sostenga perché la possiamo imitare senza mai stancarci o venire meno.