Il ricco stolto

Il ricco stolto

Da quando il peccato è entrato nel mondo, la concupiscenza semina strage ovunque. Senza guardare in faccia a nessuno distrugge interi casati e crea divisioni di ogni genere nei luoghi e nelle istituzioni in cui l’uomo vive. Neanche la famiglia è risparmiata. Gli affetti più cari e i legami di parentela più stretti cedono il passo alla ferocia della concupiscenza che sa come annientarli e distruggerli.

Sono tanti gli esempi nella storia della salvezza e della Chiesa che testimoniano quanto sia vero tutto questo.

Si pensi a Davide, il grande Re d’Israele, mosso dalla sua concupiscenza prima commise adulterio con Betsabea e poi uccise il marito insieme ad un numero imprecisato di soldati del suo esercito. Anche lui, nonostante la sua rettitudine morale e il suo senso alto del timore di Dio, cadde nelle grinfie di questo nemico invisibile che riesce a sbaragliare gli eserciti più agguerriti ed esperti.

La concupiscenza è stratega quanto mai astuta. Ella sa bene quale alleati scegliersi e con quali modalità fare breccia nel campo avversario per compiere le sue vendette. Conosce i punti deboli dei suoi rivali e sa colpire senza pietà chiunque le capiti sotto gli occhi.

Senza ombra di dubbio le sue compagne di battaglia preferite sono la stoltezza e la malvagità dell’uomo. Quando questo connubio si realizza è allora veramente che le stragi sono infinite.

L’episodio della vigna di Nabot è a tal riguardo un esempio quanto mai eloquente. Acaz desiderò la vigna di questo suo povero suddito che tuttavia non volle cederla nonostante gli fosse stata offerta una cospicua somma di denaro. Acaz perciò, da uomo stolto qual era, se andò via triste e confermando il suo miserevole stato spirituale, si rifugiò nelle braccia di Gezabele, moglie malvagia e crudele. Fu ella che mossa dal suo cuore perverso, architettò ogni cosa per uccidere l’innocente Nabot e assecondare la concupiscenza del marito. Invece di usare la sua intelligenza per un fine di salvezza, la usò in modo diabolico e divenne strumento di sofferenza e di morte violenta.

Questi due episodi narrati dalla Sacra Scrittura devono farci seriamente riflettere perché sono storia quotidiana che si consuma dinanzi ai nostri occhi, anche se con forme storiche diverse e in luoghi quanto mai disparati.

Il cristiano deve dunque chiedersi: com’è possibile contrastare e sconfiggere questo terribile nemico dell’umanità che è la concupiscenza? La risposta non può essere che una: con la grazia di Dio che Cristo ci ha procurato e la Chiesa riversa sui suoi figli nello Spirito Santo. Cercare altre vie o altre medicine è cosa deleteria e illusoria.

Le metodologie umane, usate dalle diverse scienze quali la psicologia o psicoterapia, riescono a fare poco. Sono di aiuto – se chi ne è maestro è timorato di Dio – ma non possono risolvere il problema alla radice perché non possono cambiare la natura dell’uomo. Esse devono riconoscere i propri limiti strutturali e porsi in sinergia e non in contrapposizione con la Chiesa. Devono peraltro ammettere che i Sacramenti – Confessione ed Eucaristia in primis – non sono un “optional” ma una necessità ontologica ed esistenziale per quanti vogliono essere veramente liberi e felici.

La concupiscenza infatti non è fuori dell’uomo, né è un pensiero della mente. Se così fosse, basterebbe rimuoverla e spazzarla via con una tecnica piuttosto che con un’altra. La concupiscenza è radicata nella natura umana. Le sue radici sono assai profonde e traggono la loro linfa vitale dalla ferita che il peccato – originale e attuale – ha aperto in noi. Per tale motivo la concupiscenza non può essere eliminata senza un aiuto soprannaturale, divino, onnipotente che si chiama Spirito Santo, unica Medicina che può compiere quest’opera.

Il cristiano deve credere fermamente in tutto questo e adoperarsi notte e giorno per immergere ogni uomo nel fiume della grazia di Dio. Egli, come Gesù, deve essere mediatore tra il Cielo e la terra e non abile consulente di chi vuole rimanere nel proprio peccato e usare la Chiesa per fini terreni.

La mediazione che è chiesta a quanti sono membra di Cristo è una mediazione di salvezza, di liberazione dal male, di redenzione della natura dell’uomo, di trasformazione del cuore che da cuore di pietra avvinghiato alle vanità del mondo deve diventare cuore di carne capace di dare tutto se stesso in elemosina e gratuitamente.

Il cristiano ha una vocazione altissima che non può essere vilipesa perché resa schiava dell’immanenza e della concupiscenza. Come il suo divin Maestro egli deve aiutare ogni uomo a comprendere che “non sono i beni che si posseggono a dare valore alla nostra esistenza, né in quanto a qualità, né in quanto a lunghezza nel tempo” (cf. Lc 12,15). Ciò che conta è l’essere in comunione con Dio e imparare ad amare come lui, nella piena gratuità e con gli occhi sempre rivolti verso la vita vera che non passa e rimane in eterno.

Che la Vergine Maria, Donna libera da ogni concupiscenza e capace di donare se stessa fino al martirio per la salvezza dell’umanità, ci ottenga la vera libertà e ci insegni a non smarrire il fine della nostra chiamata per imitare il suo divin Figlio che ha congiunto con il suo dire e il suo fare il Cielo e la terra.