…si diresse verso Gerusalemme…

…si diresse verso Gerusalemme…

Se leggiamo con attenzione il Vangelo di questa XIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno C, ci accorgiamo facilmente che il cristiano che vuole seguire Gesù deve avere almeno tre virtù: la determinazione, la libertà del cuore, la perseveranza.

La determinazione: come il suo Maestro, il cristiano deve recarsi verso Gerusalemme con volto risoluto, senza lasciare spazio a dubbi, incertezze ed esitazioni. Non si può essere cristiani pusillanimi che si lasciano prendere da mille pensieri e da infinite paure. Gesù ci ha insegnato che la missione va accolta con fede, credendo fermamente che è quella l’unica via della nostra realizzazione, nonché l’unica via per essere strumenti di salvezza, gente che non sciupa la sua vita rincorrendo le vanità del mondo. La determinazione è della volontà e del cuore. Essa è un atteggiamento che spinge il cristiano giorno per giorno a procedere verso la perfetta realizzazione di Cristo in lui nonostante le mille difficoltà, le prove, le tentazioni che costellano il cammino. Se manca la determinazione, si cammina a tentoni e ci si lascia rallentare da piccole e grandi ostacoli che il mondo pone dinanzi ai nostri passi. Il cristiano deve conoscere la volontà di Dio e credere che solo in essa è la sua pace. Altre volontà, altre filosofie non servono. Sono tutte fallaci e ingannevoli. La determinazione perciò è figlia della fede. Chi crede nell’eterna sapienza di Dio, che nella sua misericordia indica Gerusalemme come la méta da raggiungere, non si tira indietro e procede spedito verso il compimento del suo essere e del suo esistere.

La libertà del cuore: chi vuole seguire Gesù non può essere condizionabile da eventi o persone che incontra lungo il cammino. Ogni cosa, ogni affetto, deve essere inserito, interpretato e vissuto nell’alveo della volontà di Dio, del progetto che Lui vuole realizzare in noi e attraverso di noi. Se anche la persona più cara potesse rallentare o addirittura arrestare il cammino, bisogna che si reagisca con estrema fermezza e si lasci tutto pur di non pregiudicare la propria vocazione e missione. Non c’è niente di male a seppellire il proprio padre o congedarsi da quelli della propria casa, ma bisogna chiedersi se è quella la volontà attuale di Dio oppure un’altra. Bisogna chiedersi se è qualcosa che tocca a noi fare o può farla qualche altro. Bisogna chiedersi se c’è il tempo per farlo o la missione non può aspettare. Nel caso del Vangelo di oggi bisogna andare oltre. Non si può indugiare. Vi è un comando esplicito di Gesù dinanzi al quale non si può discutere. Seguire il Maestro richiede la rinuncia a compiere queste opere di carità. È strano, ma è così. O si crede nella parola di Gesù incondizionatamente oppure si comincia a discutere, a perdere tempo, a uscire fuori strada. La libertà del cuore, in tal senso, deve essere somma. Il cuore deve essere libero anche dall’attaccamento alle persone più care, agli eventi apparentemente più urgenti, perché la volontà di Dio è un’altra e la sapienza celeste non è la nostra. Chi non è libero, non può seguire Gesù perché finirà per lasciarsi condizionare miseramente dalla storia.

La perseveranza: è questa la cosa più difficile. Bisogna iniziare l’opera, ma anche portarla a compimento. La perseveranza è fino alla fine, sino all’ultimo respiro o non è perseveranza. Gesù ha iniziato il cammino e lo ha concluso solo con la sua morte sulla croce dove ha potuto dire: tutto è compiuto! Gesù ha fatto tutta la volontà del Padre, dal primo giorno del suo pellegrinaggio terreno, sino alla sua naturale conclusione. Anche il discepolo di Gesù deve fare lo stesso. Non ci sono sconti per nessuno perché “solo chi persevererà sino alla fine sarà salvato” (cf. Mt 10,22). La perseveranza è difficile perché la stanchezza si fa sentire, le tentazioni sono infinite, le prove non mancano mai. Ma essa è possibile. Non per le nostre forze, ma per la grazia di Dio che opera in noi e ci rende forti, invincibili, capaci di versare anche l’ultima goccia di sangue pur di non lasciare l’aratro nel campo e voltarci indietro. Pertanto è quanto mai necessario pregare senza interruzione e chiedere al Cielo che venga in nostro aiuto e ci conceda la perseveranza. I Santi ce l’hanno insegnato e dobbiamo fare nostro questo loro testamento.

Ci aiuti la Vergine Maria che ha perseverato sino alla fine rimanendo ai piedi della croce del suo divin Figlio e diventando a Gerusalemme, sul Calvario, Madre della Redenzione, grembo purissimo che partorisce l’umanità nuova e libera dal peccato e dalla morte.