Nel Cenacolo nasce la fede

Nel Cenacolo nasce la fede

Mentre mangiavano, prese il pane e reictò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo…questo è il mio sangue dell’Alleanza…” (Mc 14,22-25).

Il Cenacolo è il luogo dove Cristo si ritrova con i suoi discepoli per consumare l’ultima Cena. In esso istituisce i Sacramenti dell’Eucarestia e dell’Ordine Sacro, rivela il rinnegamento di Pietro e il tradimento di Giuda, come anche lava i piedi ai suoi Apostoli.

Sono tre le ragioni fondamentali per cui Gesù si ritrova in questo luogo particolarissimo con coloro che dovranno in futuro continuare la sua missione di salvezza: nel Cenacolo Gesù illumina le coscienze dei suoi Apostoli affinché comprendano le condizioni della vera sequela nel discernimento perfetto tra bene e male; dona se stesso come vero nutrimento dell’anima, nel suo Corpo e nel suo Sangue; insegna ai suoi Apostoli da quale posto dovranno amare l’uomo se vorranno salvarlo e sottrarlo al potere di Satana.  

Si badi che non è il luogo in sé, il Cenacolo appunto, che rende possibile tutto ciò. È Gesù che opera da vero Maestro di fede e permette allo Spirito Santo di agire con somma libertà. La sua Persona, e non il luogo, è sacramento di salvezza, sempre e dovunque.

Rivelando il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro, Gesù indica il frutto di morte che la falsa sequela produce. Se si cammina dietro Cristo solo fisicamente, senza l’adesione piena della volontà alla Parola da lui pronunciata, il cuore rimane di pietra e il peccato trionfa. Appena si presenta l’occasione propizia si sceglie il proprio tornaconto personale, finendo per rinnegare il Maestro o addirittura decidendo di venderselo per trenta miseri denari. Ciò vuol dire che chi vuol essere vero discepolo di Gesù deve consegnare a lui tutto il suo essere, esteriore e interiore. Anima, corpo, volontà, pensieri, desideri, cuore e mente. Tutto, ma proprio tutto, deve appartenere a Gesù perché solo lui sia il Signore della vita del discepolo. Costui non può essere da se stesso, bensì dalla Parola creatrice del Maestro divino.   

Il Cenacolo diviene anche per Cristo il luogo ideale per donare il suo Corpo e il suo Sangue come nutrimento e bevanda di salvezza ai suoi discepoli che a loro volta vengono costituiti, con il Sacerdozio ministeriale, dispensatori della sua grazia. Lo sguardo si sposta così alla Chiesa che è chiamata ad essere, nell’oggi della storia, il Cenacolo nel quale l’uomo si reca per incontrare Gesù e diventare in lui figlio di Dio con il santo Battesimo. È nella Chiesa e non altrove che si ascolta la Parola di Dio e la si comprende, si impara a gustare l’Eucaristia e si cammina verso la perfetta cristificazione lasciandosi aiutare in particolare dai Sacerdoti, guide e maestri della fede. La Chiesa è necessaria e insostituibile nel cammino della propria santificazione. Senza la sua mediazione non vi è salvezza piena.

Infine il Cenacolo è il luogo in cui Cristo insegna da quale posto svolgere la missione cristiana. Lui, Signore del Cielo e della terra, prende il posto del servo e perciò lava i piedi dei suoi Apostoli con l’acqua versata nel catino e li asciuga con l’asciugamano che si è stretta ai fianchi. Per innalzare l’uomo dal suo peccato, purificarlo e santificarlo, Cristo nell’obbedienza al Padre, depone le vesti della sua gloria eterna, si cinge della veste della condizione umana, lo lava con l’effusione del suo Sangue. Per il cristiano vale la stessa legge di amore. Anche lui è chiamato a svolgere la sua missione dalla stessa posizione.  Per questo deve deporre le vesti della superbia, che lo rendono autonomo dalla Parola del Signore, e deve indossare quelle della sottomissione alla volontà di Cristo. Da questo suo rinnegamento di sé e da questa sua crocifissione volontaria, sgorgherà quella grazia necessaria per la santificazione di tutte quelle anime di buona volontà.

Ciò che Cristo ha fatto nel Cenacolo duemila anni fa, lo deve fare oggi la Chiesa laddove vive e opera. Anche lei deve illuminare le coscienze, celebrare la Cena della Pasqua e insegnare ad ogni suo figlio da quale posto compiere la missione di salvezza che le è stata affidata.

Ogni Comunità parrocchiale, deve essere simile a quella voce divina di cui si narra nel libro dell’Apocalisse che fa l’esame di coscienza all’Angelo delle sette Chiese. Deve essere il luogo in cui ciascuno impara a discernere, senza dubbi e fraintendimenti, ciò che è bene e ciò che è male secondo il volere di Dio. Deve essere il luogo in cui scoprire e accogliere la verità dell’identità e della sequela cristiana. Deve essere infine il luogo in cui si celebra di Domenica in Domenica la Pasqua della fede, cioè il passaggio dalla “non fede” alla fede, dalla fede di ieri alla fede di oggi. Senza questo passaggio, infatti, anche l’Eucarestia è vanificata nel cuore del credente perché non lo aiuta a vivere e a rimanere nella perfetta obbedienza al suo Signore e dunque non lo fa suo vero discepolo.

La Vergine Maria, Madre della Redenzione, aiuti i cristiani ad imitare il loro Maestro tanto da trasformare le Comunità parrocchiali in “Cenacoli” di salvezza, luoghi in cui ognuno può nutrirsi di verità e grazia per divenire in tutto simile a Gesù Signore.

Autore: don Giuseppe Carrabetta (profilo twitter)

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