La compassione cristiana – XVI Domenica Ord (B)

La compassione cristiana – XVI Domenica Ord (B)

Il cristiano deve essere compassionevole. Non ha altre scelte. Egli è infatti chiamato ad essere conforme in tutto al suo Maestro, Gesù, che ha amato, ama e amerà senza riserve ogni sua creatura.

«Sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (cf. Mc 6,30-34).

La compassione non è però un sentimento vago. Essa è il frutto di una natura nuova, rigenerata dalla grazia e ricolma di Spirito Santo. È “l’effetto domino” che nasce dalla conversione quotidiana al Vangelo e dal passaggio sempre più intenso dalle tenebre alla luce. È altresì il desiderio del cuore che arde e consuma, finché la salvezza di quanti si hanno dinanzi non si compie.

Chi è compassionevole si prende cura del fratello. Non lo vede come un nemico, un avversario, un ostacolo da rimuovere. Lo vede come qualcuno che è affidato al suo amore e per il quale vale la pena dare la vita, senza “se” e senza “ma”.

La compassione, se è vero sentimento divino, non lascia indifferenti dinanzi alla sofferenze dell’umanità, alle sue infinite prove, alle sue necessità fisiche o spirituali che siano. Al contrario essa spinge chi la possiede a usare l’intelligenza per intervenire e condurre quella particolare storia, che si sta vivendo, nella sapienza di Dio.

In questa compassione Gesù è Maestro e Signore, ed è per tale motivo che da lui tutti dobbiamo imparare. Nessuno infatti, anche se conosce la mente dell’uomo, le dinamiche psicologiche che la governano, i dinamismi esistenziali che si sviluppano in essa, può eguagliarlo in questa particolarissima arte che converte e redime. Mille lauree non bastano per vivere in pienezza la compassione evangelica, e tutta la scienza e la tecnica di questo mondo risultano vane per chi vuole perseguire tale fine.

È quanto mai necessario che ci convinciamo che la compassione che salva è pura mozione di Spirito Santo. È lasciarsi condurre da lui nei pensieri, nei desideri, nelle opere, nei silenzi e nelle parole, in casa o lungo la via, nei tuguri più bui abitati dall’uomo rapito dal suo peccato, di notte e di giorno, in un tempo piuttosto che in un altro.

Se lo Spirito Santo ci muove ed è forte in noi, siamo compassionevoli. Se invece lui e noi percorriamo strade diverse, siamo tutti spietati, crudeli, incapaci di amare l’uomo e di sanare la sua esistenza.

Gesù ha vissuto la perfetta compassione perché era pienamente abitato dallo Spirito Santo. Non ha usato tecniche umane. Non ha inventato strategie che fanno leva sull’esperienza. Non è partito neanche da ciò che gli altri potevano aspettarsi da lui. Gesù tutto ha operato con la sapienza che discende dal Cielo e che nulla ha a che vedere con la sapienza che viene dalla terra.

Anche noi, come Lui, se vogliamo amare l’umanità affaticata e oppressa, dobbiamo vivere nello stato di grazia che è l’unico habitat in cui lo Spirito Santo si trova a suo agio, e pregare molto perché nessun condizionamento terreno e nessuna tentazione interferiscano con la sua lunghezza d’onda. Confidare in noi stessi, nelle nostre forze e nei nostri metodi scientifici non ci aiuterà. Lasceremo l’umanità nel suo smarrimento e lontana dalla vera salvezza.

In particolare – alla luce del Vangelo di questa Domenica – dobbiamo anche noi fare quanto è in nostro potere perché nella Chiesa nascano sempre nuove vocazioni al Sacerdozio. Questa compassione deve essere di tutti: Sacerdoti e laici, consacrati e gente comune, piccoli e grandi, sani e malati. Se infatti non nascono nuovi Sacerdoti, o se quanti sono chiamati non sono da noi aiutati a rispondere con generosità e immediatezza all’invito che viene dal Cielo, la folla rimarrà senza pastori e i lupi rapaci la dilanieranno.

Favorire le vocazioni al Sacerdozio, zelarle con la preghiera e con l’offerta di ogni sacrificio, incoraggiarle in quanti il Signore chiama a questo ministero tanto alto e sublime, è la compassione sempre urgente che ogni cristiano deve vivere. Ne va della sua salvezza e di quella di tutta l’umanità.

Che la Vergine Maria, Donna compassionevole e Regina degli Apostoli, ci insegni la vera compassione e aiuti chi è chiamato al Sacerdozio ad accogliere un così grande dono del Cielo.

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