Dalla vendetta all’amore che salva (Mt 5,38-48)

Dalla vendetta all’amore che salva (Mt 5,38-48)

Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli (Mt 5,44).

L’amore che il cristiano è chiamato a vivere è del tutto particolare, unico nel suo genere. Esso non è semplicemente amore umano. È molto di più. È amore soprannaturale che nasce dal cuore di Cristo e si riversa nel cuore del cristiano che crede in Lui. È questo amore che rende visibile in mezzo agli uomini il Dio invisibile e muove a conversione, genera salvezza, conquista e attrae. Con l’amore e per amore il cristiano può e deve compiere la sua missione di riempire la Casa del Padre, di ricondurre le pecorelle smarrite all’Ovile celeste. Non ha altre vie. Non ha altre modalità. Se le cerca, si perde nei meandri oscuri dei pensieri degli uomini e sciupa inutilmente le sue forze. Senza l’amore, quello vero che Cristo ci ha insegnato e mostrato, tutto ciò che diciamo e facciamo è inutile in quanto a salvezza e Redenzione.

Il Vangelo di questa Domenica, che è ancora tratto dal discorso della Montagna, indica a noi alcune delle caratteristiche di questo amore particolare che siamo chiamati a vivere. Non possiamo esaminarle tutte. Ne vedremo solo tre con il proponimento di farle nostre nella vita di tutti i giorni, nelle piccole come nelle grandi occasioni in cui possiamo amare.

L’amore cristiano rinnega la vendetta. Anche se si è vittima del male non si può reagire con la violenza. Non si può procurare cioè il male al carnefice, sia con le parole, che con i gesti, che con le opere, di qualsiasi natura esse siano. Al cristiano è chiesto di “non opporsi al malvagio” con la forza ma di rispondere alla sua cattiveria con la sopportazione, il perdono, la pazienza infinita. Si badi bene che in realtà già la Legge del Taglione – occhio per occhio e dente per dente – era un primo passo verso questa forma sublime di amore. La vendetta era infatti stata regolata da Dio con un limite invalicabile: non si poteva procurare all’altro un danno maggiore di quello ricevuto. Se il tuo avversario ti aveva rotto un dente, tu potevi rompergliene uno. Non potevi però andare oltre, tanto meno potevi togliergli la vita. Questo va detto per cogliere l’intenzione di amore sottesa al comandamento del Signore che tuttavia era ancora legata ad una natura dell’uomo non redenta. Mancavano i Sacramenti e il dono dello Spirito Santo che crea l’uomo nuovo e lo rende in tutto ad immagine del Figlio di Dio. Già la Legge del taglione, però, guardava al cristiano, nel senso che cominciava a formarlo lentamente nella mente e nel cuore prima che nella stessa natura. Oggi abbiamo la grazia di aver superato l’Antico Testamento. Siamo battezzati, resi partecipi della natura divina e pertanto dobbiamo andare infinitamente oltre la legge dell’occhio per occhio e dente per dente. Il nostro amore non deve neanche per un istante concepire la vendetta perché sappiamo che è con l’offerta sacrificale della nostra vita in obbedienza alla volontà di Dio che i cuori si convertono e nasce così la salvezza attorno a noi. Gesù ce l’ha insegnato. La sua vendetta sul Centurione romano è stata una sola: dalla Sua morte in croce costui si è convertito, ha sperimentato la potenza straordinaria della grazia di Dio, ha cambiato vita. Tocca a noi dunque abbandonare ogni sete di vendetta e vivere solo e soltanto per amare, per dare la vita in riscatto per molti come ha fatto Gesù.

L’amore cristiano è ricco di perdono. Non tiene conto del male ricevuto e sa gettarsi alle spalle le offese, gli schiaffi e gli sputi. Se vogliamo comprendere e vivere questo amore, ancora una volta il nostro sguardo deve volgersi verso Gesù. Solo lì troveremo le ragioni e le modalità del perdono che supera ogni rancore. Pensiamolo per un istante dinanzi ai soldati che lo hanno fatto tanto patire. Gesù non ha nutrito nei loro confronti sentimenti di rivalsa. Li ha perdonati fino a settanta volte sette e ha dato loro la possibilità di ravvedersi, di comprendere che il loro modo di agire era crudele, ingiustificato, senza alcuna pietà. La sua mitezza è stata per loro la più altra testimonianza dell’amore di Dio che vuole la salvezza di tutti e tutti chiama a conversione. Gesù non si è stancato di amare. Fino all’ultimo respiro il suo cuore è stato pronto ad accogliere il peccatore pentito e ha pregato per lui perché non fosse vittima del serpente antico. Il buon ladrone ha potuto salvarsi perché ha trovato accanto a lui un Uomo misericordioso, un Dio che non l’ha condannato ma ha accolto nel suo spirito contrito e umiliato. Amare è perdonare dando sempre all’altro la possibilità di ricominciare daccapo.

L’amore cristiano infine sa amare il nemico. Sì, proprio lui che ci fa del male, ci perseguita, si comporta con noi in modo sgarbato e ingiusto. Colui che ci conficca i chiodi nelle mani e nei piedi, ci mette in capo la corona di spine e non disdegna di afferrare la frusta per scagliarsi contro gli innocenti. Colui che si prende gioco di noi perché abbiamo scelto il Vangelo e non vogliamo consegnare la nostra vita al male. L’amore cristiano diventa così via per la conversione di quanti camminano nelle tenebre. Non è un amore sterile, ma fecondo. È un amore che redime perché non lascia l’altro nella morte ma lo innesta in Dio perché risorga dal sepolcro del suo peccato. Questa potenza misteriosa e sublime la possiede solo l’amore soprannaturale che ha in Cristo il suo Modello e la sua perenne sorgente di vita.

Chiediamo ogni giorno, senza stancarci, alla Vergine Maria che ci insegni i segreti di questo amore perché con Lei e il suo Figlio Gesù anche noi sappiamo donare al Padre celeste tutta la nostra vita per la salvezza dell’umanità.